MASSAGNO – Massagno ha festeggiato il Natale della Patria con Fabio Regazzi, Presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali. “Quella che una quindicina di anni fa era stata una manifestazione di prova – ha esordito il Sindaco raggiante nel suo saluto introduttivo - è oramai diventata una tradizione importante per la nostra comunità.” Anche quest’anno un Grotto Valletta particolarmente gremito di pubblico ha infatti accolto i festeggiamenti del 1° agosto, circa 150 le persone presenti, tra cui anche diverse autorità: il Consigliere nazionale Alex Farinelli; il Consigliere di Stato Christian Vitta; il Presidente HCAP nonché Municipale a Lugano Filippo Lombardi; il Sindaco di Capriasca Andrea Pellegrinelli, il Vicesindaco di Massagno Fabio Nicoli, la Municipale Sabrina Gendotti, il Presidente del Consiglio comunale Giorgio Chiappini, alcuni Gran consiglieri e Consiglieri comunali.
“Massagno, lasciatemelo dire, è un po’ come la mia seconda casa” ha spiegato Fabio Regazzi nell’ambito della sua allocuzione “Un comune che frequento oramai da decenni e nel quale, con la nomina a Presidente della SAM Massagno Basket, sono fra l’altro tornato a rivivere emozioni sportive forti (quelle che l’hockey purtroppo non sa più regalarmi...)” con particolare riferimento alla conquista della Coppa della Lega vinta dalla Spinelli Massagno lo scorso 29 gennaio a Montreux. Sempre in relazione al mondo della pallacanestro – citando la stella dei Los Angeles Lakers Magic Johnson che, interrogato sul significato dello sport, disse: “non chiederti cosa i tuoi compagni di squadra possono fare per te. Chiediti cosa tu puoi fare per i tuoi compagni di squadra” - Fabio Regazzi ha formulato il suo augurio e auspicio per il 732esimo compleanno della Patria che consiste nel “riuscire a ritrovare quel senso di unità, incarnato da quel ‘uno pro omnibus omnes pro uno’ (‘uno per tutti, tutti per uno’), che campeggia sotto la cupola di Palazzo federale e ci ha contraddistinto negli ultimi secoli, facendo diventare il nostro Paese un posto di cui andare fieri e dove è bello vivere.” Sentimento di unità e vicinanza che porta alla vittoria, nello sport come nella politica, e che va difeso dalla “crescente polarizzazione in ambito politico che ostacola la ricerca del compromesso e blocca le necessarie riforme.”
Al termine della parte ufficiale, tutti i cittadini e le autorità presenti - guidate dal Sindaco Giovanni Bruschetti, da Filippo Lombardi e dal Presidente della Pro Massagno Franco Locatelli - hanno intonato l'inno nazionale e l’ormai tradizionale “Montanara” con buona pace di Fabio Regazzi, notoriamente di chiara fede bianconera.
Il discorso di Regazzi
Qualche tempo fa mi è capitato di riguardare il film “Invictus”. Avete presente di quale parlo? Quello ambientato in Sudafrica durante la coppa del mondo di rugby del 1995, sullo sfondo dell’Apartheid, con Morgan Freeman che interpreta Nelson Mandela e Matt Damon nel ruolo del capitano della nazionale sudafricana di rugby, con la regia del grande Clint Eastwood. Al centro delle vicende raccontate dal film c’è questa incredibile visione di Mandela che voleva unire tutto il popolo sudafricano a tifare per la nazionale di rugby: prima di allora, infatti, questo sport era popolarissimo solo tra i bianchi, ma per la popolazione nera rappresentava il pregiudizio e l’apartheid.
Mandela voleva realizzare questo sogno di tifo “trasversale”, che cancellasse gli odi razziali permettendo a tutti di identificarsi nei colori verde e oro della nazionale. Per la cronaca: Madiba ce la fa e il Sud Africa quell’anno vince il campionato del mondo contro la fortissima Nuova Zelanda con un drop goal (calcio piazzato) nel supplementare della finale, mandando in visibilio il pubblico in cui bianchi e neri si ritrovano a festeggiare assieme questa memorabile vittoria.
Insomma, se non avete visto il film, ve lo consiglio. Sarà che siamo a ridosso del Festival del Film di Locarno e che quindi sono stato influenzato dall’atmosfera festivaliera nell’aprire il mio saluto di oggi ricorrendo ad un film. Ma penso soprattutto che Invictus mi abbia ispirato a volervi parlare, oggi, nel giorno del Natale della Patria, di due temi in particolare. Prima di iniziare lasciatemi però ringraziare la Pro Massagno del presidentissimo Franco Locatelli per il gentile invito ad intervenire in
occasione della tradizionale festa per i festeggiamenti del 1° di agosto, così come al Grotto Valletta per l’ospitalità. In particolare, tengo poi a ringraziare il sindaco Giovanni Bruschetti, al quale da anni mi lega un rapporto di amicizia che va oltre la comune passione per la politica e per il basket. (...).
Ma torniamo ad “Invictus” ed ai due temi di cui parlavo pocanzi. Mandela, come dicevo, nella sua visione voleva creare attraverso lo sport un sentimento di comunità e di vicinanza. Il tutto in un contesto, quello degli odi razziali, che definire difficile è riduttivo. Ora, senza volere assolutamente paragonare la situazione sudafricana a quella svizzera, che fortunatamente restano molto distanti, non possiamo comunque negare che anche da noi, in fondo, esistono discrepanze abbastanza marcate. Pensiamo alle più classiche, come le differenze culturali tra regioni linguistiche – il famoso Röstigraben che talvolta, in un momento di estro culinario si trasforma in Polentagraben. Pensiamo al crescente scollamento tra regioni urbane e periferiche, con città e campagna che sempre più fanno fatica a trovare soluzioni condivise. E pensiamo infine alla crescente polarizzazione in ambito politico, che ostacola la ricerca del compromesso e blocca le necessarie riforme.
Come Svizzera, abbiamo sviluppato una tradizione che si fonda sulla concordanza – basti pensare che il patto su cui si basa tutta la nostra storia esiste da oltre 700 anni! Ma questa predisposizione al compromesso per il bene del Paese si sta vieppiù sgretolando a fronte di personalismi, ideologie di partito, manifestazioni di protesta e richieste radicali. Sono fermamente convinto che questa tendenza va contrastata attraverso lo sviluppo di soluzioni pragmatiche e praticabili che si costruiscono soprattutto con la ricerca di alleanze trasversali. E questa ricerca di alleanze è da farsi in particolare tra chi siede a Berna in rappresentanza del popolo svizzero e dei Cantoni. Permettetemi allora una piccola parentesi elettorale in proposito che, prometto, sarà breve. Secondo una statistica recentemente pubblicata, in questa legislatura che sta oramai per finire, in più della metà delle decisioni (ben il 58%!) i nostri rappresentanti al Consiglio degli Stati (che, giusto per ricordarlo, siedono ai poli opposti dello spettro politico) hanno votato in modo contrario, di fatto annullandosi a vicenda. È evidente che questo indebolisce la voce del Ticino alla Camera alta. È quindi anche per questo che ho deciso di essere anche io della partita e di correre ad ottobre non solo per il Consiglio Nazionale, ma di presentarmi anche per il Consiglio degli Stati, cercando di mettere a disposizione quelle caratteristiche di “Brückenbauer”, di “costruttore di ponti”, che mi sono state riconosciute a Berna nella speciale graduatoria (ranking) dove figuro al settimo rango fra i 200 parlamentari al Consiglio nazionale.
Ma ritornando a Mandela, fra le mie ambizioni non c’è di certo quella di far vincere un campionato del mondo di rugby alla nostra nazionale, sport in cui per altro siamo molto scarsi, ma almeno mi piacerebbe tornare ad avere un Ticino che a Berna vinca perché sa convincere: attraverso il dialogo, la ricerca di alleanze e la costruzione di maggioranze. E’ soprattutto questo il motivo che mi ha spinto a scendere in campo, raccogliendo questa difficile ma anche stimolante sfida. Ma se già di vittorie parliamo, ecco che arrivo al secondo tema su cui volevo esprimermi oggi.
Massagno, lasciatemelo dire, è un po’ come la mia seconda casa. Un comune che frequento oramai da decenni e nel quale, con la nomina a Presidente della SAM Massagno Basket, sono fra l’altro tornato a rivivere emozioni sportive forti (quelle che l’hockey purtroppo non sa più regalarmi...). E allora non posso non citare la conquista, lo scorso 29 gennaio a Montreux della Coppa della Lega, portata in Ticino grazie alla vittoria della Spinelli Massagno nella finale contro il Vevey Riviera Basket. Quel giorno ero di rientro da una vacanza sciistica in Canada e dopo un viaggio lunghissimo da Vancouver sono atterrato alle ore 11 a Zurigo-Kloten; la stanchezza, il jet lag e una caviglia slogata avrebbero suggerito il rientro diretto a casa. Ma io sentivo che la nostra squadra aveva un appuntamento con la storia per cui ho preso il primo treno per Losanna dove ho potuto contare su un taxista d’eccezione, niente po’ po’ di meno che il sindaco di Massagno, che mi ha portato fino a Montreux.
Uno sforzo che è stato ampiamente ripagato con un successo indimenticabile, il primo a livello svizzero per il nostro club, che fa onore alla SAM Massagno, che fra l’altro l’anno prossimo festeggerà il 60° di fondazione, al Comune, alla regione e a tutto il Cantone. Ma anche una vittoria che non sarebbe stata possibile grazie al lavoro e all’impegno di tutta una squadra, dai giocatori allo staff tecnico, e di tutto un Comune che con passione e lungimiranza crede ed investe in questa società. A voi massagnesi e al Municipio vanno i miei ringraziamenti ed i miei complimenti per questo importantissimo impegno a favore dello sport e dei nostri giovani, che come presidente e politico apprezzo moltissimo.
Lasciatemi concludere questo mio intervento proprio con una citazione che non posso che rubare, visto che siamo in tema, ad una stella della pallacanestro, il mitico Magic Johnson, stella dei Los Angeles Lakers. Interrogato sul significato dello sport, disse: “Non chiederti cosa i tuoi compagni di squadra possono fare per te. Chiediti cosa tu puoi fare per i tuoi compagni di squadra.” Ecco, il mio augurio per questa nostra piccola, grande Svizzera nel giorno del suo 732esimo compleanno è proprio questo: riuscire a ritrovare quel senso di unità, incarnato da quel ”uno pro omnibus omnes pro uno” (“uno per tutti, tutti per uno”), che campeggia sotto la cupola di Palazzo federale e ci ha contraddistinto negli ultimi secoli, facendo diventare il nostro Paese un posto di cui andare fieri e dove è bello vivere.