LOSANNA - La tragica vicenda di Fathi Derder sta scuotendo Losanna e la Radiotelevisione della Svizzera francese. Il noto giornalista ed ex consigliere nazionale del PLR, 55 anni, si è tolto la vita a fine gennaio. E il suo suicidio potrebbe essere ricondotto a un caso di mobbing. In una lettera postuma, pubblicata online da suo fratello, Derder spiegava che la sua scelta è stata determinata da “numerose ragioni private”. Nessuno lo ha spinto al suicidio, ha scritto, ma ha aggiunto che un “contesto professionale tossico ha fatto da detonatore”.
Quella lettera ha indotto domenica scorsa Pascal Crittin, direttore della RTS, a inviare ai collaboratori dell’azienda radiotelevisiva un messaggio nel quale “deplora fermamente l'accusa diffamatoria” rivolta postuma da Fathi Derder al suo superiore gerarchico.
Crittin spiega che la sofferenza del giornalista “era legata a un conflitto sindacale scoppiato poco più di un anno fa all’interno del team in cui lavorava”. Fathi Derder si è rivolto al dipartimento delle risorse umane, ha aggiunto il direttore. In seguito, è stata effettuata un’analisi esterna, che ha permesso a molte persone di esprimersi e di avere una visione il più possibile obiettiva del problema. Alla fine, sono state prese delle misure, prosegue nella sua nota Crittin, e “nessuno è stato protetto (…). Fathi Derder è stato accompagnato con la massima cura”.
Nel suo messaggio ai collaboratori, Pascal Crittin ricorda che “il giornalista era ancora in onda di recente e ha negato che sia stato rimosso”. Ma non rivela ulteriori dettagli, sia per proteggere la memoria del defunto sia la personalità del superiore gerarchico accusato di mobbing da Derder.
Alcuni dipendenti della RTS hanno raccontato a 24Heures lo shock che il suicidio del collega ha provocato in loro. E uno di loro ha confidato al giornale che la pubblicazione del j’accuse postumo di Derder contro due dirigenti dell’azienda “ha avuto l'effetto di una bomba”.
Nel contesto della "sfiducia" generale nei confronti del servizio pubblico radiotelevisivo, dei risparmi realizzati e programmati dalla SSR, l'interlocutore di 24Heures teme che questa vicenda possa favorire i promotori dell’iniziativa 200 franchi bastano.
Il quotidiano romando ha interpellato anche Alyzée Haahtio, portavoce di Stop Suicide. Le cause di un gesto estremo “sono sempre multifattoriali”, ha affermato, anche se un fattore scatenante, come un conflitto sul lavoro, può essere la goccia che fa traboccare il vaso. E ha aggiunto: "Le motivazioni addotte in una lettera di addio vanno considerate con un certo distacco, perché le spiegazioni fornite in un momento di sconforto non sempre riflettono la totalità della situazione. Le persone non si suicidano perché vogliono morire, ma perché vogliono porre fine alla sofferenza senza riuscire, nella loro angoscia, a vedere un'altra via d'uscita”.