POLITICA
Pasticci parlamentari: l’immunità per i consiglieri comunali non vale  
Per allargarla ai Comuni è necessaria una modifica a livello federale del Codice di Procedura Penale
TiPress / Samuel Golay

La recente comunicazione inviata dal Consiglio di Stato all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio ha scosso le fondamenta della decisione presa dal Parlamento ticinese sulla questione dell’immunità per i consiglieri comunali. Un documento ufficiale che riporta un preavviso dell’Ufficio federale di giustizia (UFG) ha infatti confermato quanto già segnalato dal rapporto di minoranza e dal suo relatore Paolo Caroni: la modifica della Legge organica comunale (LOC) non era sufficiente per istituire l’immunità dei consiglieri comunali e rischiava di creare pericolose false illusioni. Per garantire realmente l’immunità ai consiglieri comunali era necessaria una modifica a livello federale del Codice di Procedura Penale (CPP).

Tutto inizia nel 2019 con la mozione presentata dal deputato Tiziano Galeazzi, che chiedeva di introdurre nella LOC una disposizione analoga a quella già prevista per i deputati cantonali, garantendo ai consiglieri comunali un’immunità per le espressioni usate nell’ambito del loro mandato. L’atto parlamentare ha suscitato un ampio dibattito, portando alla stesura di due rapporti contrapposti all’interno della Commissione Costituzione e Leggi (CCL).

Il rapporto di maggioranza sosteneva che la semplice modifica della LOC era sufficiente per estendere l’immunità ai legislativi comunali. Il rapporto di minoranza, redatto dall’avvocato Paolo Caroni, condivideva il principio della tutela dei consiglieri comunali, ma metteva in guardia da un problema giuridico non trascurabile: l’art. 7 cpv. 2 lett. a CPP permette ai Cantoni di limitare la responsabilità penale solo per i membri delle autorità legislative cantonali, escludendo i legislativi comunali. Caroni, nel suo rapporto di minoranza, ha quindi evidenziato che una semplice modifica della LOC, senza un adeguamento del CPP a livello federale, avrebbe creato un’illusione di protezione, lasciando i consiglieri comunali esposti a possibili procedimenti penali.

Nonostante questo, il Gran Consiglio ha deciso di approvare il rapporto di maggioranza, ritenendo che la LOC fosse sufficiente a garantire l’immunità. Caroni, non convinto dalla decisione del Parlamento, ha comunque presentato un’iniziativa cantonale volta a chiedere al Parlamento federale di modificare il Codice di Procedura Penale federale, così da permettere esplicitamente ai Cantoni di estendere l’immunità ai consiglieri comunali. L’iniziativa è attualmente al vaglio della Commissione Costituzione e Leggi.

Nel frattempo, però, è arrivata la conferma che il rapporto di maggioranza e la decisione del Gran Consiglio si basavano su presupposti errati. Il Consiglio di Stato ha infatti trasmesso un documento ufficiale all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, nel quale ha riferito di aver chiesto un parere all’UFG per chiarire definitivamente la questione. La risposta dell’UFG è stata chiara: i Cantoni non possono prevedere l’immunità per i consiglieri comunali senza una modifica del CPP federale. Di fatto, il documento del Consiglio di Stato con allegato il parere dell’UFG ha smentito i fondamenti su cui si basava il rapporto di maggioranza e la decisione del Parlamento.

Il Gran Consiglio ha votato sulla base di una convinzione errata, sostenuta anche da diversi avvocati che hanno difeso la posizione della maggioranza senza approfondire adeguatamente i vincoli del diritto federale. Il rapporto di minoranza di Caroni, invece, aveva già previsto questo scenario e aveva avvertito che la sola modifica della LOC non sarebbe bastata. Alla luce di questi sviluppi, emerge con forza la necessità di agire sulla modifica del CPP a livello federale, esattamente come proposto dall’iniziativa cantonale di Caroni e cofirmatari. Ora spetta alla Commissione Costituzione e Leggi esaminare la proposta e portarla avanti, così da garantire una tutela effettiva e non illusoria ai consiglieri comunali.

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