ELEZIONI 2019
Merlini all'attacco: "Chiesa è l'emissario della famiglia Blocher, Carobbio è statalista"
Per il candidato liberale, l'avversario democentrista "riceve gli ordini da Zurigo, altro che promuovere gli interessi dei ticinesi", mentre la socialista "vuole delegare sempre più compiti allo Stato, sottraendoli alla responsabilità individuale"

BELLINZONA – La congiunzione con il PPD non ha dato i frutti sperati, anzi, ha tolto voti e non ha fatto mobilitare i liberali radicali. Giovanni Merlini in una lunga intervista al Corriere del Ticino non nasconde la sua delusione per il risultato del 20 ottobre e spiega di avere degli avversari temibili per il ballottaggio.

Da destra, c’è Marco Chiesa, che però secondo il liberale “non è tanto il candidato della Lega, quanto piuttosto l’emissario della famiglia Blocher e ne rappresenta gli interessi in Ticino. Riceve gli ordini da Zurigo, altro che promuovere gli interessi dei ticinesi. Lo abbiamo visto in ogni votazione a Berna in materia di misure accompagnatorie alla libera circolazione, fondamentali per il nostro mercato del lavoro: lui e l’UDC sempre contrari. Non è certo così che si tutela il ceto medio sotto pressione”.

Un attacco lo riserva anche a Marina Carobbio, rappresentante della sinistra: “è una politica con esperienza, ma ha una visione statalista della società e vuole delegare sempre più compiti allo Stato, sottraendoli alla responsabilità individuale. Il suo partito si è opposto al finanziamento unitario delle cure stazionarie e ambulatoriali, essenziale per contenere i costi della salute. Si è opposto anche al moderato incremento delle deduzioni fiscali per i figli a carico, una misura importante per il ceto medio. Per non parlare dei continui ostacoli frapposti a chi fa impresa e crea posti di lavoro”.

Per quanto concerne la congiunzione, secondo lui “c’è stata forse un po’ di sottovalutazione dei rischi quando si è deciso di optare per questa congiunzione. Sottovalutazione della reazione di quell’elettorato più tradizionale che fa fatica ad accettare una collaborazione più organica con il PPD. Ma forse troppi liberali radicali e popolari democratici hanno dato per scontato un mio buon risultato. Di fronte a una domanda accorata d’aiuto da parte del PPD, il PLR difficilmente avrebbe potuto rifiutarla, vista la buona e consolidata collaborazione tra i due partiti a Berna. Ma eravamo consapevoli anche delle controindicazioni dell’operazione”.

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