SPORT
Igor Djuric, «ora chi mi etichettava si rimangia la parola. E resto fiducioso per il campionato»
Il difensore del Lugano vuole lasciarsi il caso premi dietro le spalle. «Non ne parlo più, sono state dette troppe stupidaggini Mi spiace perdere il derby, ma martedì vogliamo far capire allo Zurigo che con Rossini ha sbagliato»
LUGANO - Con lo sconto della squalifica da 12 a 2 giornate, finisce un incubo per il Lugano, ma soprattutto per i due calciatori interessati, Patrick Rossini e Igor Djuric.Se Rossini qualche volta aveva parlato con la stampa, Djuric ha vissuto questi mesi nel silenzio su questa vicenda, sia a livello di interviste che di social network. «Non mi sembrava opportuno commentare, tanto la gente parlava senza sapere come fossero andate le cose e mi etichettavano in malo modo».
Com'è il tuo stato d'animo ora, e come ti sei sentito durante la vicenda? 
«Ora sono molto sereno e contento della decisione, è stata fatta giustizia. Vedendo la sentenza, la gente si è rimangiata la parola. Mi hanno fatto senz'altro male delle cose che sono state dette, perché ogni volta che andavo in giro non mi chiedevano come stavo ma che cos'era successo».
C'è stato qualcuno in particolare che non ti ha creduto e che ti ha ferito?
«No, chi mi conosce sa chi sono e quello che faccio, perciò sono molto tranquillo, come sono sempre stato. La mia famiglia e i miei amici mi sono stati vicinissimi, sono stato davvero contento e mi ritengo fortunato in questo. Il Lugano non ha mai avuto dubbi su di noi».
Dici che chi ti conosce sa cosa è successo: ci spieghi la verità sul caso premi? 
«Non parlo di queste cose, sono state dette troppe stupidaggini. Non fa piacere essere etichettati per elementi non veri».
Dopo l'addio un po'turbolento col Chiasso (avevi firmato per giugno, poi sei andato via a gennaio non in modo sereno coi tifosi), la mezza stagione in Challenge League e questa vicenda, si può dire che il tuo percorso a Lugano inizia davvero solo ora?                                                                                                  
«Il mio percorso è iniziato appena arrivato, ho giocato sette partite e poi mi sono fatto male, però è cominciato con la promozione».
Quando ti dispiace dover saltare il derby di domani a Bellinzona, dove tra l'altro gioca tuo fratello?                                                                                        
«Tanto, sono nato e cresciuto a Bellinzona e vivo a 500 metri dallo stadio. Non poter giocare il derby contro mio fratello è brutto, ma ormai ci passo sopra e martedì affrontiamo lo Zurigo in casa. Abbiamo voglia di giocare bene contro di loro e far vedere che hanno sbagliato nei confronti di Patrick (Rossini, ndr, licenziato in tronco quando sono uscite le prime voci relative al caso premi)».
Passando al campionato, Zeman dice che siete i più deboli. Psicologicamente vi condiziona?
                                                                                                                   «No, ognuno di noi è consapevole dei propri mezzi, e sappiamo cosa possiamo fare se giochiamo da squadra. Il mister dice che siamo i più deboli se non giochiamo da squadra rendiamo meno, ma quello vale per tutti. Resto fiducioso al 100%».
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