Sport
05.01.2016 - 11:280
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Il Real Madrid e la scommessa Zidane: il cuore basterà?
Esonerato Benitez, che paga i cattivi rapporti con spogliatoio e tifoseria, al suo posto Zizou. Uno di famiglia, ma i dubbi restano
MADRID - Rivoluzione Real, anche se non si può certo parlare di sorpresa: Zinedine Zidane è il nuovo tecnico dei blancos. Via Benitez, che solo quattro mesi fa era stato definito da Florentino Perez il miglior allenatore mai avuto, e dentro l'ex stella francese.
Per una squadra che non si accontenta mai di vincere 1-0 o di arrivare terza, oggi prevale il concetto di famiglia. Zidane è uno di noi, lo slogan che risuona alla presentazione. E simbolicamente nella foto di rito c'è l'intera famiglia Zidane, con tutti i figli tesserati per le giovanili.
Benitez un anno fa aveva portato in alto il Napoli, a Madrid ha pagato probabilmente più che i risultati l'approccio, l'aver instaurato rapporti con la parte "sbagliata" dello spogliatoio, inimicandosi i leader, che nel Real sono nomi di spicco. Non è riuscito neppure a entrare nel cuore dei tifosi, e nella piazza questo ha il suo peso, se è vero che un ritorno di Mourinho, allenatore dal carattere forse discutibile ma delle doti conclamate, è stato avversato dalla tifoseria e dunque l'ipotesi è caduta.
Rimanevano Ancelotti, al contrario amato dai tifosi, e il figliol prodigo Zidane, che era alla guida della formazione giovanile, il Castilla. Ha prevalso la scelta interna, di cuore, quella però che presenta più incognite. Zizou è stato un grande calciatore, ma ciò non vuol dire essere anche un grande allenatore.
La sua prima esperienza, con il Castilla, dopo essere stato il secondo di Ancelotti proprio a Madrid, è andata abbastanza bene, con la squadra seconda in classifica. Perez però più di una volta aveva mormorato di non essere convinto delle doti di Zidane come tecnico, e più di una persona lo vedeva dipendente dai consigli del suo secondo. Una scelta dettata solo dal cuore o i dubbi si sono nel frattempo dissolti? D'altronde, in numerose interviste il francese ha fatto capire di essersi avvicinato alla panchina per gradi, e di aver ancora parecchio da imparare. A Madrid, di tempo ne avrà decisamente poco. Il Real deve e vuole vincere, subito, nella Liga e in Champions, col confronto continuo con gli eterni rivali del Barcellona.
Zidane ha posto l'accento sull'importanza del dialogo nel ruolo di allenatore, pur non disdegnando una sana sgridata ai calciatori nella pausa, arma usata raramente poiché ritiene di avere una naturale autorità. Dettata, probabilmente, dal passato. Basterà? Imporsi in uno spogliatoio di prime donne non è semplice, e il sistema bastone-carota rischia di creare un muro contro muro che è stato fatale a Benitez. Meglio la via del dialogo, e un vantaggio è conoscere benissimo ambiente e giocatori.
Certo, un tecnico che non fa la proverbiale gavetta è un'incognita, basti pensare a Inzaghi, che non ha saputo dire di no al Milan per "bruciarsi". Se Zidane dovesse fallire alla guida del Real, che cosa accadrà alla sua carriera? Avrà una seconda occasione, dovrà accontentarsi di allenare solo squadre secondarie oppure neppure quelle? D'altronde, i treni passano spesso una volta nella vita, e persino nel piccolo Ticino Zambrotta ha mostrato che gli inizi di un grande campione che diventa allenatore non sono mai facili, dovunque parti.
Zidane assicura che ci metterà il cuore. Il campo, poi, come sempre avrà l'ultima parola.