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14.04.2016 - 22:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Lugano, quo vadis? Incertezze, marketing, tifosi: intrecci e salvezza dalle parti di Cornaredo

Le ultime tre sconfitte sono state pesanti, ma la crisi dura da inizio 2016. In porta Valentini e Salvi non danno sicurezza, la difesa cambia sempre, l'attacco si è un po' perso. E ora?

LUGANO - Una pioggia di gol investe il Lugano. Cosa succede ai bianconeri? Nelle ultime tre partite, hanno subito 17 reti, siglandone una sola, rimediando brutte figure e sprofondando in classifica. La prima a pagar dazio è, ovviamente, la differenza reti: -29, un dato abissale, che collima con la peggior difesa. Il Lugano ha incassato 63 gol, tanto per fare un paragone la seconda peggior difesa, quella dello Zurigo, è a 49. La media parla di quasi due gol e mezzo a partita. Chi conosce il calcio di Zeman, non si dovrebbe stupire. O meglio, dovrebbe sapere che gli 0-0 sono pochi, che si gioca sempre per attaccare, a rischio di lasciare qualche spazio. E funziona, certo, anche se è una tipologia di gioco che non tutti gli appassionati amano (come sempre, de gustibus), se anche l'attacco segna. Basti pensare al suo Foggia, o, in tempi più recenti, al Pescara, promosso con Insigne, Verratti e Immobile, tre che la porta la vedevano. Invece, il Lugano segna poco. Nelle ultime tre partite, una rete. La crisi, a dire il vero, era iniziata con il 2016, dove erano arrivati, prima della vittoria col Grasshopper, solo due punti. L'errore è stato, probabilmente, crede che vincere con le cavallette voleva dire essere fuori dal periodo buio. Eppure, dopo mesi la filosofia zemaniana doveva essere meglio assorbita dai giocatori, soprattutto dopo il mese di lavoro invernale. Invece, il contrario. Anziché una compagine garibaldina, se ne vede una timorosa, che nei primi minuti regolarmente incassa gol: un problema di testa? Probabilmente sì, di concentrazione in avvio, che determina poi l'andamento generale. Una crisi di uomini. In porta, aveva cominciato Russo, e di Valentini Zeman disse di non conoscerlo. Poi la sua promozione e l'addio di Russo, che non accettava la panchina: al suo posto, Salvi. Il titolare, in teoria, è Valentini, ma in un paio di circostanze è toccato a Salvi. Nessuno dei due ha dato sicurezza: non si rimpiange magari Russo? E negli altri ruoli? Zeman continua a cambiare la difesa, col solo Urbano che pare tenere in piedi il fortino. Malvino, idolo della scorsa stagione, non ha dato l'apporto sperato. Djuric sembra sparito, mandato spesso e volentieri in tribuna. La miscela giusta il boemo non l'ha ancora trovata, si è ben lontani dall'avere una formazione interscambiabile. E l'attacco non è messo meglio, con Donis che non è esploso, Bottani forse schiacciato dal peso del suo ruolo, Culina tornato al gol solamente nell'ultima sfida. E Tosetti vittima di qualche diverbio con Renzetti. Soprattutto, vien da chiedersi se Zeman sia il tecnico giusto per il Lugano. La carriera, con qualche acuto, parla anche di svariati fallimenti. Il suo calcio è talmente particolare da funzionare se il boemo ha la squadra giusta. Una neopromossa, col salto di categoria da assorbire, non è detto che lo sia. In Svizzera, forse, il suo calcio è meno conosciuto che in Italia, e la sorpresa può essere stata un'arma. Ora tutti conoscono i movimenti, difficili da applicare e meno da fermare. Nessuno parla mai di cambiare il tecnico: Renzetti su di lui ha investito, non solo economicamente ma anche a livello di immagine. Legare il ritorno del Lugano in Super League a Zdenek Zeman non è stata una manovra che non ha fatto rumore. È servita a accendere i fari su Cornaredo. È possibile tornare indietro? Che ripercussioni vi sarebbero? La squadra, oltretutto, ha nella testa e nelle gambe il credo zemaniano, complicato da modificare, impossibile da applicare per un altro tecnico. E allora? I tifosi sostengono i giocatori, che a loro volta hanno garantito di essere con Zeman. L'incontro con gli ultrà si è chiuso con cori e sostegno, quello che forse serviva. Il Lugano deve ripartire da qui, e da Culina, sorpresa dell'andata, finalmente in gol. La lotta per la salvezza è ancora lunga. E c'è anche la finale di Coppa Svizzera da non dimenticare: vincerla e retrocedere, a che conseguenze potrebbe portare? Tante domande, senza risposta. Il Thun, incombe.
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