Sport
09.06.2016 - 13:050
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
«Darò il massimo, ho ricevuto tanto e voglio ridare qualcosa»
Dalla guerra all’olimpo del pallone, passando da Stabio: «metterò in campo il cuore per la Svizzera»
EURO2016 - Valon Behrami lo conosciamo come un calciatore dalle indubbie qualità sportive, ma anche con un grande cuore, e la voglia di gettarlo oltre l’ostacolo. Prima come attaccante nella vita, poi come centrocampista, costruendo passo dopo passo, palla dopo palla, la sua carriera. Verona, Lazio, ma anche il West Ham in Inghilterra. Un idolo a Napoli e a Firenze, coraggioso nel tentare l’avventura in Germania con l’Amburgo e trasferirsi poi al Watford.
Il calcio gli sta facendo girare il mondo, ma la sua storia comincia in un luogo preciso e denso di significato: Mitrovica, nel nord del Kosovo. Valon Behrami è infatti uno dei giocatori della Svizzera di origini kosovare albanesi. I suoi genitori, Ragip e Halime, giunsero in Ticino in fuga dalla guerra quando sia lui che la sorella Valentina erano molto piccoli e, nel 1995, come accade a molte famiglie immigrate, i Behrami avrebbero dovuto lasciare la Svizzera. Ma una raccolta firme promossa dalla società atletica di Ligornetto, dove Valon già inanellava importanti successi sportivi, sposata da moltissime concittadine e concittadini, affezionati a tutta la famiglia, convinse le autorità a cambiare idea. Valon Behrami oggi è un uomo riservato, che – come comprensibile – non parla volentieri delle sue origini e delle questioni familiari, ma già da bambino aveva le idee in chiaro: «ho imparato tutto qui, non vorrei andare via». Così rispondeva allora interpellato in un servizio televisivo sulla sua famiglia. Oggi come ieri è presente il senso di gratitudine. «Ciò che conta se guardo indietro – ci confida – è che ho ricevuto tanto dalla Svizzera e che come calciatore posso ridare qualcosa al Paese e alla gente che ama il calcio e la Nazionale».
E, in effetti, il centrocampista 31enne, è uno dei pilastri della squadra rossocrociata. È la sua grinta a far la differenza. A 20 anni la rete decisiva contro la Turchia che regala alla Nazionale la qualificazione ai Mondiali del 2006. O ancora nel 2014, contro l’Ecuador, quando tolse una pericolosa palla dai piedi di un attaccante per poi compiere una magnifica cavalcata in contropiede, permettendo a Seferović – dopo alcuni scambi fra Shaqiri e Rodríguez – di segnare il gol del vantaggio, mandando letteralmente in visibilio Armando Ceroni e con lui tutti i tifosi.
Valon Behrami ha iniziato a giocare a calcio alle nostre latitudini, prima nello Stabio e poi nel Chiasso, con la frequenza alla scuola per sportivi di élite di Tenero allora ancora agli albori, prima di iniziare la scalata in Italia, dal Genoa in poi. Ma non è l’unico a partire dal Ticino e a contare per la nostra Svizzera calcistica. Anche l’allenatore Vlado Petković, che gode di grande stima, anche da parte dello stesso Behrami: «Il mister mi fa sentire quanto punta su di me, e per me è importantissimo il fatto che la Nazionale abbia deciso di puntare ancora su di lui», ci dice Behrami avvicinato durante la permanenza a Lugano. E sul suo ruolo all’interno della compagine afferma modestamente «io sono come sono». L’obiettivo è chiaro: passare il primo turno vorrebbe già dire entrare nella storia calcistica della Svizzera. «Appunto» - ci conferma Valon - «la Svizzera non è mai arrivata alla seconda fase degli Europei. Dunque abbiamo tanta voglia di aggiungere questo traguardo alla nostra storia».
E la storia non è contraddistinta solo da bei momenti, e, purtroppo, nemmeno per demeriti sportivi. Spesso giocatori di origine balcanica sono stati fischiati dal pubblico, qualche volta addirittura tacciati di maggior attaccamento al Paese natale. Il discorso è tornato attuale dal momento in cui il Kosovo è divenuto una nazionale a tutti gli effetti (non senza qualche polemica) e ha ricevuto il nulla osta per partecipare alle manifestazioni europee e mondiali. Ma Behrami ha subito precisato che non intende cambiare maglia. «Guardi, io sono contentissimo che il Kosovo è diventato membro ufficiale del mondo del calcio. Però questo non significa che non giocherò mettendo in campo il cuore per la Svizzera. Posso dare il massimo per la squadra svizzera, senza mentire sulle mie origini». Valon fra l’Albania e la Svizzera scelse la maglia rossocrociata, cosa avrebbe fatto se nel lotto ci fosse già stato il Kosovo? Ci fa capire che la sua scelta sarebbe stata la medesima, che avrebbe vestito la maglia della nazionale con cui ha già giocato 63 volte in dieci anni.
L’esordio ad Euro 2016 sarà proprio contro l’Albania, una partita sicuramente non banale per molti ragazzi della squadra di Petković. «Beh, alla fine si tratta di una partita calcio», minimizza Behrami quando gli domandiamo che sensazioni vivrà. «La disputeremo così come l’avevamo giocata durante le qualificazione per il Mondiale 2014, battendo l’Albania sia in casa che in trasferta. È chiaro che ci sono tante emozioni che fanno parte del gioco. C’è tanta gente con radici dell’Albania che vive in Svizzera. Per i giocatori rimane una partita che ognuno di noi vuole vincere».
Un’altra polemica che investe alcuni giocatori è quella dell’inno. Cantarlo rende più patriottici, è giusto prendersela con chi non lo fa? «È una questione personale ed individuale. Quelli che vogliono cantare l’inno lo fanno. Io non lo canto. Però ciò non significa che non do tutto quello che posso per la squadra, per la vittoria».
Questo Europeo deve ancora cominciare, ma almeno per Valon Behrami il cuore è già al 10 luglio. Quel giorno non solo si giocherà una finale, dove forse neppure i più ottimisti rossocrociati pensano di arrivare, ma scade il termine della gravidanza della moglie Elena. L’ex modella lo renderà padre di un’altra bimba, sette anni dopo l’arrivo di Sofia, e gli auguri e i complimenti, ancora una volta, valgono sul campo come fuori.
Articolo tratto da TicinoLibero Paper 04