Sport
03.08.2016 - 14:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
«Renzetti ha dovuto mettere da parte il cuore. La cessione di Bottani non è un fulmine a ciel sereno»
Con Alessandro Mangiarratti abbiamo provato a capire se sarà sempre più difficile per le ticinesi trattenere i ragazzi usciti dal vivaio. «A Chiasso una grande opportunità, ma serve un'impalcatura con esperienza»
TENERO - La partenza di Mattia Bottani a Lugano pone diversi interrogativi. Tecnici, per il valore del giocatore, ma soprattutto affettivi e economici. Di fronte a un contratto come quello offerto dal Wil, le società ticinesi non hanno la possibilità di tenersi i propri talenti? Essi andranno sempre più verso altri lidi? Ne abbiamo parlato con uno che di ragazzi se ne intende, lavorando nel Team Ticino: Alessandro Mangiarratti.
Cosa pensa della partenza di Bottani verso Wil?«Quando il Lugano ha prolungato il suo contratto lo ha fatto pensando di poter ricavare un utile rivendendolo, per cui la sua cessione non è un fulmine a ciel sereno. Peccato, come ha detto qualcuno, che sia andato in una squadra di Challenge League, quella comunque che ha i mezzi economici più importanti dalla categoria. Ci può stare, direi».
Lo stipendio che andrà a prendere è un sogno per molti giovani, concorda?«Non commento queste cose. Il Wil ha certamente mezzi finanziari superiori al Lugano in questo momento, oltre a un progetto interessante e ambizioso, anche se il risultato sportivo sul campo non è, fortunatamente, solo dovuto alla disponibilità economica. Con la Challenge di quest'anno sarà difficile per il Wil essere subito promosso, nonostante le ambizioni. Ci sono Zurigo e Aarau molto ben attrezzati, e i sangallesi sono partiti maluccio, con un punto in due partite, probabilmente con Bottani stanno cercando di correggere il trend».
I club ticinesi faticheranno sempre più a tenere qui i ragazzi usciti dai loro vivai, di fronte a certe offerte?«Oggi un ticinese in Super League gioca nel Lugano, poi dovrebbe partire verso una formazione più ambiziosa. Certo che Bottani che sceglie la Challenge League è sorprendente, per la sua carriera sarebbe stato più utile giocare un'altra stagione nella massima categoria, ma spesso si dice che si fa un passo indietro per farne due avanti. Mattia era un titolare inamovibile del Lugano, è un peccato. Il piano di carriera per un giovane dovrebbe far sì che uscito dalla giovanili vada prima in Challenge League poi in Super, e stabilirsi lì. Ma non è sempre lineare, ci sono molte variabili. Bottani ha fatto il suo percorso a Lugano e probabilmente doveva cambiare aria, però ognuno sceglie per sé».
Un trend, dunque, che non la preoccupa?«Non mi preoccupa. Guardiamo Mihajlovic, è un giovane uscito dal nostro vivaio, passato da Bellinzona e Chiasso ed ora al Lugano. Il mercato è particolare, fatto da molti fattori. A Chiasso hanno giocato molti giovani cresciuti da noi, la situazione ideale è cominciare lì, il Lugano pesca dai rossoblù e infine un ragazzo fa il salto in un'altra squadra più ambiziosa o all'estero oppure scende di categoria, a seconda delle sue esigenze e scelte di vita».
Se avesse potuto mandare un messaggio a Renzetti, lo avrebbe esortato a fare uno sforzo per tenere Bottani?«È molto in gamba nel fare il suo lavoro. Non è facile far quadrare cuore e portamonete, e ha dovuto cedere un pochino sul lato cuore, guardando gli interessi del club».
Per voi formatori, dunque, non importa se i giovani emergeranno in Ticino o altrove, basta che lo facciano?«Il nostro obiettivo è dar loro la formazione migliore possibile, sia dal punto di vista sportivo sia facendo conciliare loro una formazione scolastica. Poi sono in mano ai loro club, non a noi. Andrebbero collocati in base alla bravura, però il tutto è gestito dai club, e la progressione del giovane. Spesso, quando si hanno molti soldi un ragazzo gioca solo se è un fenomeno, se invece le risorse scarseggiano il giovane viene lanciato».
Citava il Chiasso, in rossoblù si trovano a dover puntare su molti giovanissimi forse più per necessità che per scelta...«Non devo dirlo io, la loro programmazione non la faccio io. Sappiamo che hanno avuto un ribaltone a pochi giorni dall'inizio. Il giovane deve dimostrare di poter giocare, meritano un'opportunità e vanno trattati bene però anche loro devono saperla sfruttare. Ora a Chiasso ce n'è una enorme, devono farsi trovare pronti e mantenere il posto quando arriverà gente più esperta che vorrà portarglielo via».
Il Chiasso con questi ragazzi potrà giocarsela con tutti in Challenge League?«In questo momento giocano ragazzi con esperienze diverse. Importante è che a fare da impalcatura ci siano calciatori già affermati che li guidino, non bisogna gettare tutta la responsabilità addosso ai giovani. Fatto questo, non dovrebbero esserci problemi per loro. Su chi punterei? Sicuramente Milosavljevic, un giovane con un certo background».
Altri giovani su cui puntare?«A Chiasso ci sono Lurati, Padula, Lagrotteria. Esulando dai ticinesi, Custodio del Losanna, qui da noi ritorno a fare il nome di Milosavljevic».