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17.03.2017 - 12:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Raineri, "la mossa di Tramezzani? Marketing. So che nessuno mi farà più allenare in Ticino"

Il tecnico commenta l'idea di Tramezzani di portare i suoi in un'azienda. "Non è così che migliorano il modo di stare in campo. Certe cose devono restare nello spogliatoio". E di Lugano e Chiasso dice che...

BELLINZONA - È più in forma che mai, Baldo Raineri. È pronto a rientrare nella mischia, desideroso di avere una panchina. Dove? Ci ha parlato delle sue intenzioni: l'abbiamo però interpellato per avere un parere senza peli sulla lingua, come d'abitudine del tecnico ex Biasca e Bellinzona, sull'idea di Tramezzani di portare i suoi giocatori a visitare una fabbrica. Una vicenda che ha avuto molta eco in Italia.

Cosa ne pensa, mister?
"Marketing. Come dice Tina Cipollari (noto personaggio televisivo italiano, ndr), is business. Queste cose non sono successe solo a Tramezzani, in molti tecnici abbiamo agito in qualche modo, ma ritengo che alcune questioni devono rimanere all'interno dello spogliatoio. Guarda caso, un evento successo in Svizzera è finito sulla Gazzetta dello Sport, su Repubblica, al TG5: come se fosse organizzato per far parlare. Da Lugano è passato Zeman, e il marketing che sta facendo il nuovo mister non serviva: sta vendendo il prodotto, secondo me. Infatti, due giorni prima era arrivata la RAI a Cornaredo. Ha amici e sa sfruttarli".

Ma la squadra avrà benefici?
Non lo so. Penso a Russo che ha raccontato come un suo allenatore portò lui e i suo compagni al cimitero il giorno prima della partita. Sicuramente mi si dice che parlo così perché non lavoro, al momento, ma credo che il marketing va lasciato fare a chi opera in quel campo. Le situazioni rimangono nel gruppo, di sicuro alla Juventus ne hanno affrontate di peggiori senza che nessuno venisse a sapere i dettagli".

Dunque, una buona idea, ma a patto che rimanesse fra Tramezzani e la squadra?
Faccio una riflessione a voce alta: viene da una serie di risultati positivi, il Lugano non è il Real Madrid che deve vincere tutte le partite, per cui ci sta che dopo un buon filotto abbiano avuto un calo. Capisco che a Tramezzani non sia andato giù aver incassato quattro reti in un tempo, e lo capisco, ma va fatto un mea culpa generale. Secondo me, se prestazioni del genere si ripetono, un allenatore deve intervenire, ma non dopo una partita persa. Il giorno prima parlavano di Europa, poi li ha portati a vedere l'azienda... Non mi pare comunque il caso né che si esaltassero prima, né che si deprimessero dopo. Serviva un face to face coi giocatori, le colpe delle controprestazioni sono di tutti, non solo dei calciatori. Quando vincono hanno vinto tutti e quando perdono sono solo i giocatori?".

Forse i calciatori l'hanno percepito come umiliante, non pensa?
"Umiliante non direi, ma se c'è qualche giocatore con personalità può chiedere spiegazioni, per capire dove hanno sbagliato. Ma purtroppo ce ne sono pochi... Non è andando a vedere l'azienda che migliorano il loro modo di affrontare le partite e di stare in campo".

È passato quasi il messaggio di giocatori come persone viziate e che non lavorano...
"E non è così, almeno in Svizzera. In Italia, posso capire, non qui... Si sorprendono, per esempio, dell'ultimo allenamento a porte chiuse, però non è una novità, in Italia e pure a Basilea si fa sempre. La stessa cosa vale per il silenzio stampa del Chiasso, anche se non conosco le loro motivazioni: non è stata certo la prima società a farlo. Riguardo ancora a Tramezzani, sono rimasto sorpreso che siano arrivate la Gazzetta dello Sport e la Repubblica, oltre che il TG5... Ci sono allenatori che si vendono facendo parlare solo il campo, altri facendo parlare. Lui ha sempre detto di voler diventare un grande allenatore".

Lei ha mai fatto gesti del genere?
"Ho fatto delle riunioni con la squadra, cercando di capire dove si è sbagliato e intervenire. Non li ho mai portati da nessuna parte, che io ricordi. Me la sono presa, personalmente, ma non ho mai scaricato le colpe sui calciatori, pensando di non avere responsabilità. Ognuno ha il modo di gestire le situazioni".

Parliamo del calcio ticinese: come vede Lugano e Chiasso?
"Il calcio ticinese è in netta caduta, perché c'è improvvisazione, e con essa non si può fare calcio. Il Lugano ben venga che ha un presidente appassionato che mette soldi, ma è improvvisazione. A Chiasso ce n'è molta, spero che qualcuno faccia la riflessione che si stava meglio quando si stava peggio: per fare quel tipo di calcio possiamo esserci noi, senza far arrivare determinati personaggi".

Quando Baldo Raineri tornerà in panchina?
"Quando smetteranno di fare delle guerre assurde perché dico la verità e ciò dà fastidio. Sono consapevole che in Ticino nessuno mi farà più allenare però la cosa non mi preoccupa, e vediamo che cosa succederà nei mesi a seguire. Mi piacerebbe tornare in Svizzera a allenare, ma Oltre Gottardo. Se arrivasse un progetto serio in Ticino, perché no, anche se vogliono persone che dicono sempre sì, e io non sono così. Purtroppo mi hanno sempre giudicato sul piano personale, e qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza".



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