A volte è difficile capire se è la letteratura a copiare la realtà o viceversa. A volte le due cose sono indistinguibili. Come capita nel capolavoro di Gottfried Keller, Romeo e Giulietta nel villaggio, in cui una vicenda reale e l’archetipo shakespeariano si fondono.
La storia di Sali e Vrenchen si ripete quasi un secolo dopo, in un altro luogo aspro e inospitale della Svizzera: siamo alla Brèvine, a due passi dal confine e dalla Seconda guerra mondiale. Romeo e Giulietta questa volta sono Antonio e Jeannette, e anche loro sono reali, riportati alla vita dallo scrittore e storico François Hainard.
Lui è un giovane uomo, un panettiere emigrato dalla Verzasca. Parla italiano ed è cattolico, e tanto basta per etichettarlo come forestiero e sospetto. Lei è una giovanissima figlia di una famiglia contadina protestante, mandata a servire in panetteria per aiutare a sostenere l’economia domestica. L’incontro tra i due è inevitabile, come la scintilla che subito inizia ad ardere nei loro cuori. Arde forse un po’ troppo, in un villaggio così diffidente e dalla mentalità chiusa. Chi mai avrebbe accettato di ufficializzare un simile amore, l’amore tra un cattolico e una protestante, tra uno straniero e una della comunità, tra un uomo e una quindicenne? Per Antonio e Jeannette la risposta è chiara, così come l’unica scelta che hanno davanti due persone che non possono cedere a compromessi in nome del loro infinito amore.
François Hainard è stato ricercatore e insegnante di Sociologia presso l’Università di Neuchâtel. Ha trascorso tutta la sua infanzia nella valle della Brévine, ma solo di recente è venuto a conoscenza della tragedia che vi si è consumata. Raccontandola a suo modo Hainard la fa uscire dall’oblio, attingendo a documenti e testimonianze locali. “Le vent et le silence” è il suo primo romanzo e ha vinto il Premio Gasser 2017.
François Hainard, "Il vento e il silenzio"
Traduzione di Sergio Roic
Armando Dadò editore, 24 Fr.-