di Luca Albertoni*
Si può definire eterno il dilemma che accompagna le politiche in ambito economico (ma non solo), fra tentazioni protezionistiche, legittima difesa degli interessi nazionali o locali e necessaria apertura verso i mercati esteri per disporre dei beni, dei servizi e della manodopera indispensabile al funzionamento del sistema di ogni Paese.
Tutte le posizioni sono decisamente legittime e a volte è il mix delle stesse a creare le varianti più interessanti, sebbene, sul lungo termine, sia quasi sempre l’apertura a delineare i migliori risultati. Lo dicono i fatti e i numeri. Anche se a volte si ha l’impressione che la chiusura possa rappresentare la soluzione preferibile, spesso si tratta di un’illusione di breve durata. Come sempre, è questione di equilibrio.
Un equilibrio essenziale quando si tratta di prendere decisioni importanti che devono tenere conto dell’interesse generale, delle persone e delle cose e lungimiranti, anche quando nell’immediato il particolarismo vorrebbe prevalere e appare più allettante.
Un equilibrio che la Svizzera e il Ticino hanno dimostrato di avere anche durante gli ultimi difficili mesi. Non tutto è filato liscio e perfetto, ma come avrebbe potuto in una situazione così estrema e nuova in tutti i suoi aspetti?
L’economia ha giocato la sua parte fino in fondo, accettando dolenti e amare restrizioni per il bene di tutti e di tutto un paese coinvolto nel vortice di una tempesta virologica inaspettata e sconosciuta. Le aziende hanno dimostrato un alto senso di responsabilità, accettando e sottoscrivendo le tante nuove regole e limitazioni, e durante il periodo di chiusura quasi totale delle attività, i servizi essenziali e le industrie autorizzate a lavorare non hanno conosciuto «riposo» attivandosi, riorganizzandosi e vigilando in primis sulla salute. I fatti hanno premiato questi sforzi promuovendole nell’operato per aver tutelato salute e mercato.
La nuova consapevolezza oggi di questo «scomodo compagno di viaggio» orienta le nostre realtà aziendali a lavorare più serenamente e con strumenti più efficaci per scongiurare qualsiasi richiusura.
I fatti recenti dimostrerebbero che sono gli assembramenti casuali che restano problematici e proprio su questi occorre focalizzare maggiormente l’attenzione. Abbiamo maturato esperienze importanti che ci hanno dato tutte le indicazioni utili (igiene, distanza sociale, protezioni, tracciabilità, ecc.) per intervenire in futuro, solo laddove necessario, senza imporre un blocco a tutti e tutto.
L’economia ha dimostrato di avere coscienza, mezzi e strumenti per continuare il proprio buon lavoro a favore di tutti. Anche qui una questione di equilibrio.
*Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone