BERNA – Il rincaro esponenziale dei prezzi dell’energia sul mercato internazionale che si è registrato negli ultimi mesi sta ponendo molti interrogativi sul futuro approvvigionamento in Svizzera e sta mettendo in difficoltà aziende e cittadini. Abbiamo chiesto al consigliere nazionale Rocco Cattaneo (PLR), si occupa a livello imprenditoriale di energia solare e ha già formulato diverse proposte per promuoverla, come a suo avviso la Svizzera dovrebbe affrontare questa difficile situazione.
“In campo energetico non bisogna essere dogmatici. Al contrario, bisogna tenere aperte tutte le porte. Il Consiglio Federale ha fissato l’obiettivo di emissioni nette pari a zero per la Svizzera entro il 2050. Tuttavia, al momento non esiste nessun piano concreto per realizzare questo obiettivo. Bisogna allora tenere buone tutte le fonti energetiche che abbiamo adesso e adattarne progressivamente il mix”.
Si riapre anche il tema dell’energia nucleare...
“L’energia nucleare costituisce una fonte valida e che non emette anidride carbonica. Anche se per il momento abbiamo deciso di abbandonarla, bisogna essere aperti e considerare che, ad esempio, tra vent’anni i nuovi sviluppi tecnologici potrebbero aver risolto il problema delle scorie. Potrebbe magari allora esserci l’occasione di ridiscuterne e di reintrodurre il nucleare nel mix di energie ritenute accettabili”.
Insomma, il termine del 2050 sembra oggi un po’ troppo stretto.
“Forse avremo necessità di dipendere dalle importazioni di petrolio un pò più a lungo del previsto. Forse dovremo anche continuare a utilizzare le centrali nucleari per qualche anno ancora rispetto a quanto volevamo. Bisogna accettare che la fase transitoria potrebbe durare più di quanto preventivato. La cosa importante é pianificare ora, in modo che al termine di questa fase transitoria la Svizzera possa fare affidamento su approvvogionamento energetico sicuro basato su un mix di energie pulite”.
E nel frattempo?
“Secondo me bisogna spingere sulla ricerca e sugli investimenti, in particolare per quanto riguarda lo stoccaggio di energia. Ben vengano le recenti dichiarazioni della consigliera federale Simonetta Sommaruga sulla necessità di dare un forte impulso all’energia solare, ad esempio richiedendo che tutti gli edifici di nuova costruzione siano provvisti di pannelli solari. Tuttavia, se ricopriamo solo le superfici di pannelli, senza curarci dello stoccaggio dell’energia prodotta in eccesso, ci troveremo con energia in esubero in estate, ma carenza energetica in inverno. L’efficienza nella produzione di energia solare può variare, anche notevolmente, a seconda dei modelli usati per calcolarla: il potenziale energetico teorico può essere molto diverso dal potenziale energetico effettivo. Secondo un recente studio pubblicato su mandato della Confederazione, il fotovoltaico tradizionale, da solo, non é sufficiente per realizzare la svolta energetica di cui abbiamo bisogno. Occorre dunque fare uso anche del cosidetto fotovoltaico non convenzionale, vale a dire la posa di pannelli, ad esempio, su laghi artificiali, strutture del traffico, parcheggi, serre e altre costruzioni agricole”.
In concreto cosa bisognerebbe fare?
“Guardi, nella scorsa sessione parlamentare ho presentato una mozione, nella quale chiedo al Consiglio Federale di predisporre una serie di incentivi mirati per gli investimenti nelle tecnologie “Power-to-gas”. Si tratta di impianti che accumulano l’energia solare in esubero sotto forma di idrogeno e la combinano con anidride carbonica presa dall’aria per produrre metano o mentanolo sintentico, che può essere usato per la mobilità o per altri scopi. L’efficienza dello stoccaggio e della trasformazione necessitano tuttavia ancora di essere migliorati. Per questo bisogna investire nella ricerca tecnologica. Un altro punto a mio parere importante é che si dovrebbe integrare la produzione di energia con le tecnologie digitali. Bisogna uscire da un modello totalmente centralizzato di produzione dell’energia (come ad esempio quello di una centrale nucleare) con attorno una rete di consumatori per passare ad un modello decentralizzato. Distribuire l’approvvigionamento il più possibile sul territorio permette, infatti, di non sovraccaricare la rete. L’idea é di avere unità autonome di consumo, ad esempio quartieri, che siano quasi autonomi grazie all’energia solare. L’energia prodotta in esubero, invece di essere riversata in rete, é utilizzata all’interno del quartiere, ad esempio per ricaricare le batterie delle auto. Un esperimento di questo tipo é attualmente in fase di realizzazione a Massagno”.
La strada è lunga e impegnativa, quindi.
“Esatto, in campo energetico c’é ancora molta strada da fare. Bisogna essere pronti a investire e a impegnarsi per creare le giuste conidizioni quadro. A me personalmente non piace parlare di emergenza climatica, ma piuttosto di problema energetico. Perché senza un piano, nei prossimi anni ci troveremo con un apporto energetico insufficiente, soprattutto d’inverno, e dovremo dipendere dalle importazioni di energia. Al contrario, se si troveranno soluzioni pragmatiche per risolvere il problema di approvvigionamento energetico sicuro anche nei mesi invernali, automaticamente anche il problema della qualità dell’aria e delle emissioni di CO2 sarà risolto. Peraltro, il problema del riscaldamento globale non può essere risolto da un piccolo paese come la Svizzera da sola, bensì deve trovare adeguato spazio nel dialogo e nella cooperazione a livello internazionale”.
Veniamo infine ai suoi progetti. Ce li riassume in breve?
“Quando parlo di energia, lo faccio sia da politico sia da imprenditore. Infatti sto personalmente investendo per costruire un impianto di stoccaggio dell’energia solare sotto forma di idrogeno. Questo perché voglio capire sul terreno con la mia esperienza personale la fattibilità o meno di queste soluzioni e quali sono le implicazioni o i problemi con i quali ci si trova confrontati. Come detto, in campo energetico non bisogna essere estremisti ma al contrario aperti a più soluzioni che potrebbrro rivelarsi vincenti”.