CRONACA
Regazzi batte Widmer-Schlumpf
A sorpresa, il Nazionale approva la proposta del consigliere PPD sull'amnistia fiscale federale: chi si autodenuncia, dovrà pagare solo cinque anni di arretrati fiscali. Ora lo scoglio è agli Stati. Deputazione ticinese unita, tranne Marina Carobbio
BERNA - È arrivata quasi al fischio finale, quando la giornata parlamentare volgeva al termine, ed anche un po'a sorpresa. Fabio Regazzi, consigliere Nazionale PPD, conquista un'importante e inattesa vittoria: la sua proposta sull'amnistia fiscale è federale è stata approvata.Collegando il condono a all’introduzione dello scambio di informazioni con l’estero, i fautori hanno ottenuto la maggioranza, supportati dall'intera deputazione ticinese a eccezione di Marina Carobbio, e di 52 deputati dell’UDC, di 25 del PLR e di 8 del PPD. La proposta chiedeva che chi decide di mettersi in regola col fisco dovrà pagare come "tassa di amnistia" gli arretrati fiscali degli ultimi cinque anni, anziché dei dieci previsti dalla legge attuale.«Sapevo che me la sarei giocata, alla fine è andata meglio del previsto», ha ammesso Regazzi, conscio che ora lo scoglio sarà agli Stati. «Ritengo che sia una proposta ragionevole ed equilibrata. È stato fatto anche un ottimo lavoro di squadra trasversale. L’idea di sfruttare questa occasione per far passare l’amnistia si è rivelata vincente».Fra i contrati, c'era anche la Consigliera Federale Evelyne Widmer-Schlumpf, secondo cui era troppo presto inserire un'altra amnistia solo 5 anni dopo quella del 2010, e che un'iniziativa del genere sarebbe potuta essere considerata solo di fronte a un importante cambiamento del diritto interno.«Bel colpo al Consiglio nazionale: grazie ad un’alleanza trasversale abbiamo fatto passare l’emendamento di Fabio Regazzi per un’amnistia federale nell'ambito dell'approvazione delle Convenzioni per lo scambio automatico di informazioni. Un segnale importante, ma la strada è ancora tutta in salita perché agli Stati la proposta avrà vita molto più dura», ha commentato su Facebook il liberale Giovanni Merlini, sottolineando dunque l'unità della deputazione ticinese.
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