Cronaca
09.10.2015 - 11:340
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17
Officine a rischio!
I lavoratori incontreranno Vitta e Carobbio. Gianni Frizzo: «È prevista una riduzione del 30% dei volumi di lavoro, il che potrebbe mettere a rischio l'esistenza stessa delle Officine. Non vogliamo subire passivamente le decisioni». Ma è presto per parlare di scioperi
BELLINZONA - Nuovi guai in vista per le Officine di Bellinzona? In redazione è giunto un comunicato in cui si annuncia che martedì i lavoratori incontreranno Christian Vitta e Marina Carobbio per discutere "la grave situazione con la quale sono confrontate le Officine".
Per saperne di più abbiamo contattato Gianni Frizzo, vicepresidente per i collaboratori delle Officine nel consiglio di fondazione del Centro di competenza e figura di spicco dello sciopero del 2008. Abbiamo scoperto che si rischia una riduzione del 30%, con susseguente perdita di posti di lavoro.
Signor Frizzo, cosa sta succedendo alle Officine? Ci spieghi la situazione che definite grave.«C'è un calo repentino dei volumi di lavoro. Le responsabilità vengono attribuite al franco forte, ma secondo noi invece ci sono problemi strutturali, organizzativi e di decisioni politiche. Il volume del lavoro ha ovviamente a che fare col Centro di competenza, in cui anche le Ferrovie si sono impegnate a mantenere stabili i volumi per poter avere le basi con cui partire per il progetto. Con questa convenzione non si può più dire che non esiste un legame fra le Officine e le FFS, come vogliono far credere».
Qualche tempo fa avevamo intervistato il direttore del CCC, l'ingegner Bernasconi, e aveva affermato che le Officine sono il fulcro.«Bisogna vedere che cosa si intende. Se si dice che sono il fulcro, ma poi si aspetta che siano le FFS a prendere la decisione di orientarsi nel rispetto degli accordi significa che c'è qualche problema. Il Centro è nato con l'obiettivo di salvaguardare la Officine, doveva essere un valore aggiunto. Per poterne beneficiare però le FFS devono provvedere a gestire nel miglior modo possibile il periodo di transizione calcolato dai 5 ai 7 anni. È stato sottoscritto che si sarebbero mantenuto stabili volumi e lavoratori in questa fase in cui il Centro diverrà operativo».
Che cosa direte, dunque, a Vitta e Carobbio martedì? Cosa può fare la politica per voi in questa fase?«Dobbiamo uscire dalla dinamica in cui ci vengano portate delle decisioni già prese quando invece gli intendimenti erano diversi. Li richiameremo a riflettere su quanto sottoscritto. C'è una dichiarazione d'intenti con una piattaforma sottoscritta da tutti e presieduta da Steinegger, dove la dinamica del 2008 non doveva più ripetersi. Non ci si deve confrontare con scelte prese a porte chiuse in segretezza e unilateralmente, ma il futuro va discusso anche con noi, le decisioni vanno sospese sino a quando dirimeremo tutti assieme i punti critici. I rappresentanti politici devono assumersi una certa responsabilità, non possono disinteressarsi o chiedere solo spiegazioni alle FFS. Mettiamoci al tavolo e approfondiamo, giocando a carte scoperte, altrimenti qualcuno sta facendo il furbo. Non vogliamo essere solo qualcuno che riceve posta che ci informa di una riduzione del 30% e di una brutta perdita a breve termine».
Parla del 30% di riduzione del volume di lavoro, dunque sono a rischio anche posti di lavoro?«Certo! Le prospettive non sono rosee, col 30% di ridimensionamento del volume, si rischia di mettere a serio repentaglio la sopravvivenza delle Officine. Non siamo neppure in possesso di un business plan. C'è l'arroganza di far cadere dall'alto le decisioni senza darci ulteriori cifre, o dirci su che base si appoggiano. Le FFS sono proprietarie, hanno i compiti dirigenziali e di manager, saranno i grandi capi, ma non sono i nostri proprietari assoluti».
Potrebbe essere in vista un altro sciopero a favore delle <officine?«Mi auguro di no, c'è possibilità di rimediare, riprendendo i dialoghi come devono essere. Abbiamo lottato per la salvaguardia dell'occupazione. Io sono pronto a difendere certi principi e accordi. Se ci sono decisioni, e ritrattamenti e discussioni come giusto essa salirà o scenderà, non siamo disposti ad accettare a cuor leggero queste evoluzioni».