CRONACA
«Arbedo ha perso un treno. E chissà come sarà il prossimo»
L'ex sindaco Bollini analizza il clamoroso no di Arbedo-Castione.« È stato un voto dettato dalla paura, non vedo altre motivazioni. E se un domani chiedessimo di nuovo di aggregarci, dovremo accontentarci delle briciole»
ARBEDO - Fra i Comuni che hanno detto no all'aggregazione del Bellinzonese, un risultato è clamoroso, non tanto per l'esito, quanto per le proporzioni: ad Arbedo-Castione, infatti, ben il 77,67% della popolazione accorsa alle urne ha votato no. Come mai? Ed ora cosa succede? Ne abbiamo parlato con l'ex sindaco
Renzo Bollini
(PLR), fra coloro che non vedevano negativamente l'aggregazione.
Signor Bollini, perché Arbedo-Castione ha detto no all'aggregazione in modo così marcato?
«Probabilmente il messaggio è stato letto in modo sbagliato, la paura ha fatto tutto».
Paura di cosa?
«Di non poter più beneficiare di quanto gode ora il nostro Comune. C'era grande tensione nella popolazione, altrimenti non è giustificabile una così marcata maggioranza di no. Altri motivi, partecipando ai dibattiti, non ne ho mai sentiti. Una vera motivazione non c'è: oltre al voto di pancia, ha prevalso il timore di non avere più quello che il Comune offre. Ovviamente, lo può offrire ora, bisogna nel futuro qualcosa cambierà».
In effetti, come Comune vi troverete soli alle porte della Nuova Bellinzona.
«Ci troviamo in mezzo, tra Lumino e la Città. Non sarà facile trovare degli accordi, anche perché per i servizi che condividiamo poi andranno pagati, e probabilmente in modo superiore. Probabilmente avremo più svantaggi, ma questo lo potremo vedere concretamente solo in futuro. Se le prossime generazioni vorranno chiedere di aggregarsi, anche solo fra 4-5 anni, lo spazio sarà di sicuro diverso rispetto a quello che ci offrivano adesso».
Vede Arbedo-Castione da sola a lungo termine, o fra qualche anno cambierà qualcosa?
«Le persone attualmente a capo del Comune vorrebbero rimanere sole per sempre, ma le cose si evolvono in fretta. Potrebbe essere che vedendo i prossimi investimenti che il Comune dovrà fare e trovandosi di fronte i preventivi, si cambierà idea. Si dovrà anche vedere cosa capiterà con la perequazione finanziaria: al momento ne beneficiamo, ma se il contributo che riceviamo dovesse ridursi nascerebbero dei problemi».
Se un domani Bellinzona vi "accogliesse" di nuovo, sarebbe in modo diverso, vero?
«Bisognerebbe prendere quello che ci offrirebbero, non sarebbe più una scelta. Oggi si poteva discutere e scegliere logisticamente in merito agli uffici eccetera, un domani la nuova Bellinzona si sarà formata e bisognerà poi accondiscendere a quel che rimane, accontentarsi in sostanza delle briciole. Non sarà facile subentrare dopo, le condizioni odierne non ci saranno più perché la grande città in 3-4 anni dovrà sistemarsi sia a livello logistico che di personale, e che cosa rimarrà dopo è un punto interrogativo. Penso che abbiamo perso il treno, e salire sul prossimo potrebbe essere più difficoltoso».
A sorprende non è stata solo Arbedo, ma anche il no di Castione. Paura anche li, magari per la zona industriale?
«Il disavanzo è un po'minore, ma anche Castione non ha accettato il progetto aggregativo. Potenzialmente a Castione si pensava a qualcosa di meglio, non che passasse ma con un divario minore, mentre Arbedo comunque numericamente è stata una sorpresa. Anche a Castione ha prevalso la paura, quella di sapere cosa si lascia e non a che cosa si va incontro, oltre al voto di pancia, dettato da problemi minori, penso per esempio al servizio invernale che si temeva non sarebbe più passato. Castione ha la zona industriale, che in ogni caso anche adesso non decolla. Lo Stato non ha ancora riconsegnato la pianificazione. Si dovrà leggere cosa esce dal Consiglio di Stato in funzione del PR, che non sappiamo quali modifiche subirà. Si dovrà ricominciare da capo ad analizzare i piani regolatori».
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