BERNA - Una vera vigilia questa. La frenesia della corsa all’ultimo regalo è perfettamente sostituita da quella all’ultimo voto. Lungo la Bundesgasse tanti i volti noti, sulla soglia di Palazzo federale gli enormi carri della televisione, e all’interno accurati controlli. Chi scatta una foto sulla famosa scalinata, chi ammira l’albero di Natale, chi, molto meno romantico, corre con passo spedito. Il primo in cui mi imbatto è Thomas Aeschi. Esce sulla Bundesplatz senza cappotto ma con il telefono ben incollato all’orecchio. Poi intravedo il nostro Consigliere di Stato Gobbi e una sequela di deputati di ogni partito. Tutti si sbrigano come se stessero per perdere l’aereo. Solo Ueli Maurer, calmo, passeggia al sole, dispensando saluti e sorrisi.Nel corso del pomeriggio hanno avuto luogo le audizioni (hearings) del PS, che, nonostante le posizioni di Gobbi su alcuni temi vicini alla socialità, come la cassa malati unica e la promozione di alloggi a pigione moderata, non solo non ha espresso un convinto sostegno a suo favore, ma, contrariamente alle aspettative, ha fatto leva sulla militanza leghista e i toni de “Il Mattino”, sia in Ticino che verso la Berna federale. Il PS dunque non voterà il Presidente del Governo ticinese, mentre i Verdi liberali – a fine pomeriggio – hanno sciolto le riserve a favore del candidato leventinese. I Partiti borghesi di centro, PLR e PPD, prendono tempo, e domani mattina, nel giorno dell’elezione, poco dopo le 7.00, si riuniranno ancora una volta per decidere il da farsi.La notte è ancora lunga, se più dei coltelli non si sa, certo è che le speculazioni dell’ultima ora non mancano. In effetti, anche se il secondo seggio UDC in Governo è dato per acquisito, il tricket non è (ancora) stato digerito e, anche nei vicoli ciechi, se si vuole, si apre una via di fuga.Infatti, se da un lato è vero che l’UDC prevede l’espulsione di un eventuale candidato eletto non ufficiale, dall’altro va ricordato che se il Consigliere federale scelto tra i ranghi UDC ma fuori dalla rosa di quelli proposti, è di gradimento degli stessi deputati democentristi, questi possono concedergli la grazia. In un mare di incertezze, un salvagente non da poco. Se due terzi del Gruppo UDC e del presidio si schierano a favore dell’eletto, quest’ultimo può accettare la carica senza temere l’esilio. Tra i passi perduti e le congetture pianificate, alcuni sostengono che ci sia già il nuovo Consigliere federale. Non nel ticket a tre, ma tra le fila UDC e nelle corde degli altri partiti, tanto da poter contare su un sostegno sufficiente per saltare sul carro al secondo turno e raggiungere la meta al quarto o quinto scrutinio.Per ora, l’unico dato certo, è che alle ore 8:00 precise di mercoledì mattina 9 dicembre 2015, la neo eletta Presidente del Consiglio Nazionale, Christa Markwalder, invece del suo violoncello, suonerà la campanella d’inizio di un’elezione che potrebbe protrarsi a lungo. Difficilmente come quella che ha portato da Coira a Berna Eveline Widmer-Schlumpf nel 2007, ma certamente non scontata come quella dei suoi 6 Colleghi di Governo, che domani rinnoveranno il proprio mandato.Chi affiancherà Doris Leuthard (PPD), Alain Berset (PS), Ueli Maurer (UDC), Didier Burkhalter (PLR), Simonetta Sommaruga (PS) e Johann Schneider-Amman (PLR), è un mistero.Per ora sappiamo che per essere eletti serve la maggioranza assoluta (ossia la metà più un voto, escluse naturalmente le schede bianche e quelle nulle). Quale sarà la scelta dei 246 deputati alle Camere federali (200 del Consiglio Nazionale e 46 del Consiglio degli Stati) è imprevedibile. Anche se, ad onor del vero, più passano le ore, più politologi, giornalisti e personalità in pubblico, ma, soprattutto, politici in privato, sostengono che anche questo Natale sotto l’albero del Consiglio federale ci sarà una sorpresa. Un dono, forse avvelenato per l’UDC, che ha certamente diritto al secondo seggio ma che pare non aver convinto tutti (anche se sappiamo che ne bastano la metà più uno).Ed è così che insieme ai cubetti di ghiaccio dei drink al party del Bellevue, risuonano ipotesi non così remote, ricordando che fino al secondo turno (compreso) sono possibili nuove candidature e che dal terzo scrutinio viene escluso chi riceve meno voti.Nei discorsi che si fanno largo nella hall dello storico albergo a due passi dalla Bundeshaus, chi cita Daniel Kübler, polititologo, secondo cui un candidato ticinese non ha “nessuna chance se non è sostenuto da tutti i partiti ticinesi”, mentre c’è chi gli preferisce Urs Altermatt, già professore e rettore universitario, a mente del quale l’UDC vuole imporre un insostenibile Diktat all’Assemblea federale, sottolineando che chi si riconosce nella concordanza, non può limitare, nemmeno indirettamente, la libertà delle Camere federali.L’unico candidato difficile da incontrare in questa giornata caotica è Guy Parmelin, che, sarebbe andato a letto presto, seppur poco convinto di riuscire a chiudere occhio. È mezzanotte di martedì 8 dicembre, al Bellevue si vedono tutti quelli che contano, i voti, però, si conteranno solo domani mattina, e, per ora, è meglio che tutti contino le pecore per prendere sonno. Sarà per quello che il contadino Parmelin è considerato avvantaggiato?