CRONACA
Pooh, dal 31 dicembre saremo "Uomini soli". I remake piacciono
Emozionante reunion dei cinque membri storici della band più longeva d'Italia. Gli Stadio vincono il premio cover, la Raffaele ironizza sulla chirurgia estetica
SANREMO - Un italiano su due, ieri in tarda serata, era sintonizzato su Sanremo, sulla serata cover. Il vecchio rivisitato in chiave moderna, una risposta per chi storce il naso di fronte alla storia della musica italiana.Un pezzo di essa, verso le 22, attesissimo, è salito sul palco. In cinque, come ai tempi migliori, "Ancora una notte insieme" (canzone che non hanno cantato), anche se in realtà non sarà una sola notte ma una decina di mesi. I Pooh hanno deciso, questa volta pare in modo definitivo, che si scioglieranno a fine anno, e il solo sentirlo dire provoca un nodo in gola ai loro fans, componenti di quattro generazioni, che ieri non hanno potuto fare a meno di emozionarsi con Canzian, Facchinetti, Battaglia, Fogli e D'Orazio. Cinque signori ormai attempati, emozionati come ragazzini di fronte alla grandezza di quanto fatto in cinquant'anni di musica e all'entusiasmo del pubblico dell'Ariston.La gara si è fermata per una sera, dando spazio alle cover. Un premio c'era, e lo hanno vinto gli Stadio, con una reinterpretazione del sempre apprezzato Lucio Dalla e della sua "Sera dei miracoli", ma l'obiettivo principale era far rivivere anche ai più giovani melodie che hanno fatto ballare i propri genitori. E chissà anche per gli artisti un'occasione di portare sul palco i propri idoli: così la vent'enne Michielin si commuove cantando Battisti (scelto anche da Valerio Scanu), Clementino ripesca con tanta energia De André, Annalisa riprende Gianna Nannini e la sua "America", Noemi si mostra più a suo agio con "Dedicato" di Loredana Berté che con la canzone con cui è in gara. Dolcenera, di bianco vestita, abbandona per una sera il pianoforte e sceglie di danzare in mezzo al palco con Nada e suo "Amore disperato". Non sono mancati classici della tradizione dialettale, con Enrico Ruggeri e "Canzuncella", Neffa che ha riproposto "O Sarracino" di Carosone, autore anche di "Tu vuo' fa l'americano" portata da Rocco Hunt.A proposito di Hunt, si può dire che è la sorpresa sinora di questo festival. Spigliato, saltellante, nella miglior versione del rapper moderno con tanto di collanone, tiene il palco come un veterano e fa alzare in piedi il solitamente compassato pubblico, che così dopo il momento coi Pooh si lascia andare di nuovo. Riproporre canzoni dei tempi non è semplice, bocciati infatti i giovani Bernabei e Dear Jeack, promosso Hunt, assieme a Clementino e Michielin. Patty Pravo rievoca sé stessa, con forse un po' di presunzione, ma innova aggiungendo il rapper De Palma: in fondo, sono i suoi cinquant'anni di carriera e qualcosa le si può concedere. Graffiante l'ironia di Elio e le Storie Tese, con Beethoven in chiave moderna. Canta "Angelo" un'artista particolare, un'atleta spesso dimenticata dai media che Carlo Conti ha voluto con sé sul palco. Si tratta di Nicole Orlando, che nell'atletica vince, ed è affetta dalla sindrome di down. Il conduttore, ancora una volta, sceglie bene. Se la Ghenea continua ad essere anonima nonostante i bei vestiti, Garko ha saputo guadagnare punti ironizzando su chi gli rimprovera di leggere troppo il gobbo, lui che è un attore e dovrebbe memorizzare senza problemi autori e canzoni. Cosa che ha fatto in modo impeccabile, tra l'altro. Conti. Esilarante ieri Virginia Raffale con la sua Donatella Versace, una donna completamente rifatta dalla chirurgia estetica che perde pezzi, da un orecchio a una ciocca di capelli. La Versace, certo, ma forse un attacco velato a tutte quelle signore che cambiano il proprio volto non accettando l'incidere degli anni.Questa sera, riprende la gara vera. Si sceglierà il vincitore dei giovani, dopo il pasticcio che prima fa andare in finale Miele e poi la elimina per un guaio tecnico col conteggio dei voti. E la tensione tornerà a salire, in vista di domani.
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