Cronaca
26.03.2016 - 10:310
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17
We have a dream... cosa sognano i momò?
La mobilità è sempre al centro dei pensieri, ma c'è chi punta a creare un polo architettonico e universitario, e non si vogliono dimenticare le realtà aggregate
MENDRISIO - In campagna elettorale, ogni candidato cerca di mostrarsi al meglio, presentando a chi lo dovrà votare i propri obiettivi. Spesso, essi toccano i temi su cui la popolazione è più sensibile, o che sono all'ordine del giorno al momento. Poi ci sono quei progetti un po' diversi, a volte particolari, che magari sono realizzabili e magari no, che di solito richiedono tempo. Sogni, quasi. Sono proprio questi a interessarci: abbiamo chiesto a quattro candidati al Municipio di Mendrisio che cosa sognano per la loro città.
Il Consigliere nazionale e candidato per il PPD
Marco Romano, punta sulla mobilità, un argomento di cui nel Magnifico Borgo si parla spesso. «Sogno un vero trasporto pubblico, super performante, verso Lugano. Voglio immaginarmi un metrò. Appare utopico, ma dato che dal ponte Diga in giù ci sono 50 mila persone, e che Lugano è solo a venti chilometri, una distanza che nelle grandi città europee ti da essere ancora all'interno dell'agglomerato. Credo che risolveremmo un gran problema di mobilità: sull'autostrada, in effetti, molto traffico è dato dai frontalieri, però se buona parte del Mendrisiotto che va al lavoro verso Lugano e Bellinzona avesse un collegamento ferroviario e con una cadenza regolare, intendendo ogni 10 minuti, potrebbe nascere qualcosa di nuovo». Per farlo e per «ridurre il traffico nella regione sarebbe utile che vicino ad ogni stazione ci siano dei grandi parcheggi pubblici, meglio ancora se interrati, così la gente dalla valle di Muggio, dai piccoli Comuni attorno a Mendrisio, dal San Giorgio, viene a Mendrisio e poi si muove in metrò verso Lugano».
Il liberale
Samuele Cavadini per Mendrisio vorrebbe «che, pur essendo un Comune che guarda al futuro, basti pensare a progetti come la SUPSI, non perda la dimensione locale, che sappia dare ancora una buona qualità di vita, che è fondamentale ai propri cittadini. Su questo bisogna lavorare ancora un po'». Serve dunque «un'attenzione ai piccoli progetti, dato che ultimamente ci si è concentrati su quelli grandi e va benissimo, ma ci sono anche idee puntuali da non dimenticare, come migliorare l'urbanistica dei centri, i parchi, i luoghi di aggregazioni trovare delle soluzioni per la mobilità e avere dei servizi efficienti come amministrazione. Secondo me Mendrisio è un Comune vincente in cui lo si considera una somma di realtà preesistenti, è una città non uniforme e i piccoli nuclei vanno valorizzati e conservati».
Il leghista
Daniele Caverzasio punta sui giovani. «Vorrei che Mendrisio maturi e diventi una vera città universitaria. Sappiamo che per esserlo servono spazi dedicati alla vita extra scolastica, e probabilmente non siamo ancora pronti in tal senso, penso anche a zone ricreative. Tra un po' arriverà anche la SUPSI e potrebbe esserci uno sviluppo come polo giovanile». Capisce che potrebbe «cozzare con chi nel nucleo vive e vuole dormire, va trovata una soluzione per far convivere le due realtà, e non è facile».
Come progetto ancor più ambizioso, perché non pensare che chi va a Mendrisio per studiare, magari da lontano, possa rimanervi? «Non è semplice da realizzare, ma potremmo farci un nome conosciuto nel ramo architettonico globale. C'è Mario Botta, sarebbe positivo associare al suo nome l'intera Mendrisio come polo architettonico e accademico».
Anche il giovane candidato di Insieme a Sinistra
Andrea Ghisletta parla di traffico e di mobilità. «Mendrisio è stata la prima città svizzera ad ottenere la palma di "città slow". Per quanto riguarda la mobilità negli orari di punta, la si potrebbe però premiare come "città immobile" poiché il traffico la blocca completamente. Questo ha conseguenze sulla qualità di vita e la salute della popolazione, sull'ambiente e il territorio, ma anche sul turismo e l'economia», esordisce. Quindi, «il mio sogno per Mendrisio è che si riesca a risolvere il problema del traffico: da un lato grazie al promovimento della mobilità lenta e sostenibile, dall'altro ripensando il modello industriale ed economico».