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Cronaca
04.04.2016 - 09:340
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Accordo con l'Italia, Gobbi contro tutti

Il Consigliere di Stato si scaglia contro Ceriani, «mi dimostri che il casellario è discriminatorio, e l'albo argina il lavoro nero», e se la prende con Berna e De Wattenwille

BELLINZONA - C'è la rabbia dei frontalieri per il nuovo accordo fiscale parafato da Italia e Svizzera, e c'è anche quella di Norman Gobbi, che si scaglia contro il "contentino" di Berna e pure contro Jacques de Watteville. Nell'incontro di venerdì sera a Malnate, Veri Ceriani ha spiegato ai lavoratori frontalieri che il rincaro delle imposte sarà circa del 15%. «Il nostro timore è stato confermato», ha commentato il Consigliere di Stato al Corriere del Ticino. «Questi aumenti non si traducono nei circa 600 milioni ipotizzati che avrebbero permesso di fare un po’ di ordine sul mercato del lavoro. E a maggior ragione ora si giustificano le richieste del Ticino, che sono comunque state disattese a livello di imposte alla fonte», tanto più che il Ticino non potrà applicare il moltiplicatore al 100% per l'imposta alla fonte dei frontalieri. Insomma, «è mancata la componente di soddisfazione politica e finanziaria» riguardo le richieste ticinesi a Berna. Gobbi è deluso, l'accordo non renderà il mercato ticinese meno attrattivo per i lavoratori italiani. Ceriani ha parlato anche del casellario giudiziario e del certificato dei carichi pendenti, oltre che dell'albo dei padroncini, visti come discriminatori, facendo arrabbiare ancor di più il ministro leghista. «Mi dimostri che con il casellario non ho permesso l’accesso al mercato da parte di un frontaliere, salvo chi aveva reati penali importanti. È una misura di sicurezza. L’albo degli artigiani serve invece ad arginare il lavoro nero, Ceriani è ministro delle finanze, dovrebbe essere favorevole perché così gli artigiani italiani che entrano in Ticino pagheranno il dovuto all’erario italiano». Per Gobbi, si perde di vista il fatto che il Ticino dia lavoro a 70mila famiglie italiane, e il fatto che per Ceriani la volontà di applicare unilateralmente il 9 febbraio sia un ulteriore ostacolo, è la prova che «i nostri si sono fatti gabbare». E non esclude De Wattenwille, su cui afferma «ormai non ho più alcuna riserva di grande stima». Insomma, l'accordo non piace ai frontalieri e delude i ticinesi, che non vogliono il contentino dei 20 milioni attinti dalla perequazione finanziaria intercantonale proposti da Maurer: di fare marcia indietro su casellario e albo, neppure a parlarne.
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