Secondo l'avvocato, quanto emerso dai Panama Papers era noto alle autorità, e non solo da ora. Sarebbero anzi state la banche a suggerire ai clienti come nascondere i soldi in società schermo nei paradisi fiscali
BELLINZONA - Quanto emerso dai Panama Papers non può sorprendere. Secondo l'avvocato Paolo Bernasconi, l'Autorità di sorveglianza dei mercati finanziari (FINMA), già Commissione federale delle banche, non solo sapeva tutto in merito ai paradisi fiscali, ma si è resa complice di quella che chiama «un'evasione fiscale collettiva organizzata». In un'intervista al Tages-Anzeiger, Bernasconi parte dal 1986, anno in cui una pubblicazione ufficiale dell'Associazione svizzera banchieri spiegava come costituire società schermo o bucalettere, e un pezzo scritto proprio dall'avvocato ticinese illustrava il possibile uso criminale di queste forme giuridiche. Nel 2005, è entrata in vigore la ritenuta alla fonte per clienti UE delle banche svizzere. E quelle che chiama lobby della banche aveva fatto in modo che tale ritenuta fosse applicata solo alle persone fisiche e non a quelle giuridiche. Dunque, le stesse banche avrebbero consigliato ai clienti di fondare società schermo in cui depositare i propri averi, in modo da aggirare l'accordo. E avvocati e fiduciari che ruolo hanno? Entrano in gioco in questo momento, perché, sostiene Bernasconi, istituti bancari quali UBS, Credit Suisse, HSBC o Julius Bär erano consapevoli del rischio delle operazioni, indirizzando dunque i clienti da avvocati e fiduciari. E la FIMNA era a conoscenza di tutto: si mostra stupita del fatto che dal 1978 sono state fondate, partendo dalla Svizzera 34 mila società solo per coprirsi di fronte all'opinione pubblica, ma in realtà ha contribuito a organizzare questa «evasione fiscale organizzata», per tornare alla sua definizione. Al momento in cui le banche avevano ottenuto che venisse applicata la ritenuta alla fonte solo sulle persone fisiche, attacca Bernasconi, l'Amministrazione federale delle contribuzioni (ESTV), oltre alla Commissione federale delle banche, sarebbe dovuta intervenire. Invece, continua l'accusa, entrambe hanno finto di non vedere, e la conseguenza è stata l'inclusione della Svizzera nelle liste nere dei paesi UE, e il conseguente abbandono del segreto bancario.