Cronaca
15.06.2016 - 09:190
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40
Riforma III delle imprese, trovato il compromesso. Ma il PS lancia il referendum
Per mantenere la competitività della piazza finanziaria svizzera dopo l'abolizione dello statuto di holding, votate misure compensatorie. Ma i socialisti non ci stanno
BERNA - La Riforma III delle imprese è ormai realtà, anche se con ogni probabilità porterà sul capo la spada di Damocle del referendum. Ieri il Nazionale, conscio dell'importanza del dossier, ha eliminato le ultime divergenze con gli Stati e venerdì si voterà definitivamente.
La Riforma è stata resa necessaria dalla prevista abolizione degli statuti speciali per le società holding e quelle di gestione, voluta in particolare dall'OCSE. Il rischio è che svariate grandi imprese lascino la Svizzera, dunque sono state approntate altre misure per mantenere la concorrenzialità della piazza finanziaria elvetica.
Per esempio, vi saranno una pressione fiscale minore per i ricavi dei brevetti sulla base di un "patent box" (dunque per chi investe sulla ricerca) a livello cantonale, l'abolizione delle tasse di emissione sul capitale proprio (che verrà però trattato separatamente) e le correzioni verso il basso per lo scioglimento delle riserve proprie.
Ciò comporta un minor guadagno fiscale per Confederazione, Cantoni e Comuni, e si è dovuto trovare il modo per compensare le perdite, soprattutto quelle cantonali.
Qui si è sviluppata la discussione, ma alla fine, con 122 voti a 64, è passata l’idea di una tassazione di almeno il 60% dei dividendi versati dalle società agli azionisti, qualora i Cantoni concedano alle aziende la possibilità di dedurre gli interessi nozionali se investono in fondi propri. Si tratta di un compromesso, cui il Nazionale si è adeguato, che permetterà di evitare una concorrenza fiscale fra i Cantoni. Il Consiglio Nazionale ha ceduto anche sulla parte di imposta federale diretta che i Cantoni potranno in futuro tenere per sé: dal 17% attuale voleva passare al 20,5%, mentre agli Stati si spingeva per il 21,2%, infine accettato con 140 voti a 49.
La sinistra, composta da PS e Verdi, ritiene la Riforma poco equilibrata, perché pensa che il buco di oltre un miliardo delle casse federali finirà sulle spalle dei contribuenti. Il Nazionale ha scelto ieri di finalmente trovare un compromesso per evitare che i Cantoni si schierassero con la sinistra.
Il PS comunque non si dà per vinto ed è pronto a lanciare il referendum. Roger Nordmann ha detto al Corriere del Ticino di essere fiducioso di poter vincere alle urne, perché «questa riforma è ambigua dal punto di vista costituzionale perché aumenta la disarmonizzazione fiscale sia verticale (Confederazione-Cantoni) che orizzontale (tra Cantoni), rendendo il sistema più burocratico e complesso. Inoltre è arbitraria perché permette deduzioni fittizie. E la popolazione ha mostrato di recente di essere molto attaccata alle casse federali, respingendo l’iniziativa “vacca da mungere”». A suo avviso «non c'era bisogno di alleviare l’imposizione delle imprese» ma sarebbe bastato «trovare un modo per ritrovare la conformità fiscale, mettendo fine all’attuale sistema degli statuti speciali. Ma UDC, PLR e PPD ne hanno approfittato per inserire nel pacchetto regali enormi».