Cronaca
24.06.2016 - 12:150
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40
«Non è una vittoria solo della destra. Ma perché Brexit sia un elemento di progresso si deve... »
Il Partito Comunista invita la sinistra ad «abbandonare il romanticismo e riscoprire il pensiero concreto del socialismo. Ha prevalso l'idea dell'irriformabilità dell'UE dall'interno»
BELLINZONA - Brexit non è una vittoria solo dei movimenti di destra, ed è solo un segnale, non un punto di arrivo. Riassunto, è questo il pensiero del Partito Comunista ticinese, espresso in un comunicato.
«Salutiamo la scelta democratica del popolo britannico di uscire dall’Unione Europea: è un segnale forte contro l’imperialismo e il neo-liberismo che l’UE conduce e rappresenta. Tuttavia non ci si deve fare illusioni poiché Londra resta saldamente in mano a chi queste politiche anti-popolari le ha sempre sostenute», scrive il movimento di Massimiliano Ay.
Ma non basta per dire che Brexit sarà un passo avanti. «Oggi ha prevalso l’idea - che noi comunisti condividiamo da anni - dell’irriformabilità dell’UE dall’interno, e ciò è oggi sotto gli occhi di tutti, anche dopo lo sviluppo dell’esperienza greca. Solo però se la Gran Bretagna saprà riprendere la propria sovranità nei settori economici strategici e in quello dei diritti sociali così gravemente rovinati dalle politiche di austerity e ancora se saprà svincolarsi dalla prassi bellicista della NATO aprendosi a maggiore cooperazione coi paesi emergenti BRICS, potremo dire che il Brexit ha costituito un elemento di progresso».
Si passa poi a un'analisi più politica e partitica del voto, attraverso chi si è impegnato per il Leave. «Il risultato odierno viene ora strumentalizzato come una vittoria della sola destra nazionalista e xenofoba, ma ci si scorda la grande mobilitazione di sinistra: oltre ai partiti comunisti britannici e ad alcune sigle sindacali con cui da tempo abbiamo relazioni, si sono mossi personaggi del calibro dell’ex-leader sindacale Arthur Scargill (protagonista degli scioperi degli anni ’80) e dell’ex-deputato George Galloway (oggi candidato a sindaco di Londra). Il risultato va quindi anche letto come un segnale di disaffezione dei ceti popolari e della classe lavoratrice verso il Partito Laburista (partner del PSS), la cui base non sembra aver seguito le indicazioni subalterne agli interessi del grande capitale europeo di Jeremy Corbyn».
Infine, un'esortazione alla sinistra. «Bisogna insomma che a sinistra si abbandoni il romanticismo che confonde la solidarietà internazionalista con il cosmopolitismo e si torni invece a riscoprire il pensiero concreto del socialismo: il “Leave" vince infatti nelle zone di maggiore sofferenza sociale ed economica, cioè tra le vittime dell'offensiva capitalistica più violenta e a cui la sinistra - anche da noi - deve subito tornare a dare risposte».