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Cronaca
08.07.2016 - 11:300
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

La SECO ha ragione? Mirante e Baranzini danno i numeri

I due docenti di economia approfondiscono con nuove statistiche le differenze salariali fra residenti e frontalieri: 18,5% fra i meno pagati, 30% fra i più pagati. Ma i dirigenti...

BELLINZONA - I dati portati dalla SECO, in particolar modo quelli relativi alle differenze salariali in Ticino fra residenti e frontalieri (che sarebbero del 6%) continuano a far discutere. Sul nostro portale sono state diverse le prese di posizione dei partiti in merito. Ma in realtà, queste cifre sono reali? Due docenti di economia, Amalia Mirante (alla SUPSI) e Mauro Baranzini (all'USI) hanno cercato di fare chiarezza in un intervento odierno sul Corriere del Ticino. Per prima cosa, va detto che i posti di lavoro a tempo pieno dei frontalieri sono circa 42.000, 40.000 quelli degli svizzeri, 14.700 quelli dei domiciliati (cat. C), 8.100 quelli dei dimoranti (cat. B) e circa 850 quelli di altre categorie: considerare i residenti tutti insieme è un errore, spiegano Mirate e Baranzini, perché possono esistere differenze. Passando alle differenze tout court fra residenti e frontalieri, essa è importante se si prende in considerazione il 105 dei lavoratori meno pagati. Fra di essi, vi sono 4'000 svizzeri pagati meno di 3'857 franchi e 4'200 frontalieri pagati meno di 3'142 franchi, con una differenza del 18,5%. La percentuale sale e diventa del 30% se si considerano il 10% dei lavoratori meglio pagati, con salari di 9'755 franchi per gli svizzeri e di 6'917 per i frontalieri. Per quanto concerne le donne, 8'500 posti di lavoro occupati da donne svizzere sono pagati il 27% in più dei 7'800 posti occupati da donne frontaliere (5'178 franchi contro 3'746). Le differenze sono maggiori per i quadri dirigenti o per chi non ne fa parte? A sorpresa, chi ha posizioni dirigenziali ed è dimorante o domiciliato, guadagna più degli svizzeri in posizione analoghe (18'020 franchi e 19'962 franchi contro i 17'598 degli svizzeri), mentre per i non dirigenti la differenza si situa fra il 13% e il 16% a favore degli svizzeri. In conclusione, affermano Mirante e Baranzini, i dati SECO non mentono, anche se «sembrerebbe contraddire la percezione della popolazione e banalizzare la realtà», ma vanno completati con i dati dell’Ufficio cantonale di statistica elaborati sulla base della Rilevazione della struttura dei salari (RSS) dell’Ufficio federale di statica utilizzati da loro, utili ad approfondire il discorso. Perché, ci tengono a precisare, «la nostra percezione è decisamente più vicina al dato del 18.5% che non a quello del 6% e questo deve farci tenere alta l’attenzione sulla pressione esercitata sui salari. Certo è che le probabilità per trovare soluzioni utili ai problemi del nostro mercato del lavoro, aumentano se approfondiamo ciò di cui parliamo».
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