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Cronaca
11.07.2016 - 22:460
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

«Bellinzona piccola e provinciale», «non lamentiamoci se fioriranno centri giovanili di organizzazioni settarie»

Il Sindacato Indipendente degli Studenti e degli Apprendisti (SISA) e i Giovano Comunisti si rammaricano per la demolizione della Casetta ex-Zoni. «E le promesse del Municipio socialista?»

BELLINZONA - Con la Casetta ex-Zoni se ne va un pezzo della Bellinzona che fu. Non si danno pace i giovani, tanto che in redazione arrivano due distinti comunicati, a firma del Sindacato Indipendente degli Studenti e degli Apprendisti (SISA) e della Gioventù Comunista. «La notizia della demolizione della Casetta-ex Zoni è giunta stamattina: ben corredata dagli scatti dei giornalisti, accorsi a fotografare il tanto agognato momento, che l'amministrazione cittadina attendeva di poter celebrare da anni. Cala dunque la parola fine, una volta per tutte, sulla storia – breve, ma intensa - di un piccolo edificio, attorno al quale si erano intrecciate le vicende di molti giovani della regione, animati dall'idea di dare vita ad uno spazio ricreativo fuori dagli schemi», scrivono con amarezza gli studenti, che hanno fatto il possibile: «manifestazioni, attività, migliaia di firme raccolte dai giovani stessi, risoluzioni, che il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha promosso senza sosta: segni tangibili dell'interesse che ancora vigeva attorno a quello stabile e a una sua possibile riapertura a tutta la comunità, non hanno smosso di un millimetro i vertici cittadini, cosiccome le decine di migliaia di franchi dei contribuenti che erano stati investiti per risistemarlo, polverizzati nel giro di qualche ora». Il rimprovero a Bellinzona è di essere piccola e provinciale. «Proprio in un momento storico in cui – con l'avvento di Alp Transit e il processo di aggregazione tra i comuni della regione – si prefigurano le sorti di una nuova, grande Bellinzona, ecco che la stessa si riconferma piccola e puntualmente provinciale. Incapace di recepire i mutamenti sociali, di raccogliere e incoraggiare i segnali del territorio, e di sperimentare alchimie e novità che nei maggiori centri europei sono la regola ormai da decenni. Un divario palese e frustrante, che ogni ticinese ha modo di sperimentare sulla propria pelle ogniqualvolta si avventuri fuori dai confini cantonali. Bisognerà evidentemente attendere i canonici 15-20 anni che impiegano i cambiamenti a raggiungere il Ticino, che i capoccioni locali avranno pure l'ardire di presentare come delle (loro) novità: il tempo di capire – ça va sans dire – che “o rendéva pusé fa inscì”». Anche i giovani comunisti ricordano la mobilitazione, a fianco del SISA stesso e degli studenti del liceo, per salvare la Casetta, con l'impegno in prima persona del consigliere comunale Massimiliano Ay. «Si potevano risparmiare i 30mila franchi della demolizione e valorizzare gli oltre 100mila franchi già spesi in passato per ristrutturare la Casetta inserendola nel progetto di parco urbano, vicina alle infrastrutture sportive e scolastiche, nonché abbastanza lontana dal centro abitato per evitare eventuali rumori, rendendola così lo spazio ideale in città per un centro in cui i giovani potessero riunirsi, divertirsi, studiare, responsabilizzarsi e passare il tempo libero in autonomia come era stato il caso dal 1998 al 2004», ricordano. «E invece così non sarà. E le promesse del Municipio a guida socialista di trovare un edificio alternativo restano anch’esse disattese. Non ci si lamenti quindi se a Bellinzona fioriranno in futuro centri giovanili privati magari in mano a organizzazioni settarie e clericali come in altre città ticinesi». Foto inviata dal SISA
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