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Cronaca
18.08.2016 - 11:150
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Sicurezza, Agustoni guarda all'accordo con la Francia. «Le informazioni sui lavoratori italiani sono sufficienti?»

Il deputato PPD prende spunto dall'accordo siglato coi transalpini sullo scambio di informazioni per interrogare il Governo sulla situazione degli scambi di notizie su chi vuole venire a lavorare in Svizzera con la Penisola

BELLINZONA - Dopo le discussioni con l'Italia e con Berna, il Ticino ha tolto l'obbligo di presentare l'estratto dei carichi pendenti per chi desidera ottenere un permesso per lavorare in Svizzera. Prendendo spunto da un accordo siglato con la Francia, Maurizio Agustoni interroga il Governo, chiedendosi se è sufficiente e che accordi sono in vigore con l'Italia. «Mercoledì 10 agosto 2016 l’Ufficio federale di giustizia ha annunciato che la Svizzera e la Francia hanno raggiunto un accordo concernente la trasmissione, da parte francese, delle informazioni su suoi cittadini o residenti che svolgono o vorrebbero svolgere in Svizzera delle attività in settori sensibili dal profilo della sicurezza», scrive il deputato PPD. «L’accordo in questione ha posto termine a una situazione che aveva indotto il Canton Ginevra a congelare il permesso di lavoro a 200 persone (cittadini o residenti francesi) che volevano lavorare all’aeroporto di Ginevra, ma in merito alle quali la Francia si rifiutava di fornire informazioni». «Secondo quanto riportato dai media in passato era emerso che degli ex-impiegati dell’aeroporto di Ginevra erano poi stati sospettati di radicalismo islamista», prosegue, «L'accordo prevede che le polizie svizzere possono chiedere le informazioni utili e pertinenti su queste persone, così da accertare se esse sono sfavorevolmente conosciute dai servizi di polizia francese, in particolare se queste persone sono implicate in crimini o delitti». E poi passa al caso del Ticino. «Come noto il Consiglio di Stato, dopo una prima fase, ha rinunciato a chiedere l’estratto dei carichi pendenti a chi chiede di lavorare in Ticino, mentre ha confermato la richiesta del casellario giudiziale. L’esperienza di Ginevra dimostra tuttavia che la mera conoscenza delle condanne passate in giudicato – per quanto utile e necessaria – non è sufficiente a garantire la sicurezza interna. Su un tema di questo tipo è fondamentale che tutti i possibili strumenti di prevenzione siano attivati». Per cui, chiede al Governo: «1. Il Consiglio di Stato è al corrente dell’accordo tra Svizzera e Francia di cui dà conto l’articolo allegato? 2. Oltre all’accordo con la Francia ne esistono altri con i Paesi a noi limitrofi (Austria, Germania, Italia)? 3. In particolare: tra Svizzera e Italia è in vigore un accordo analogo? 4. Se sì, quali sono i suoi contenuti e quali sono i risultati raggiunti? 5. Se no, il Consiglio di Stato intende farsi promotore della conclusione di un accordo analogo a quello tra Svizzera e Francia, esteso se del caso a tutti i lavoratori?»
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