CRONACA
L'organizzatore dello sciopero, «conseguenze? No, i frontalieri sono indispensabili... Quadri il nostro nemico»
Parla colui che vuole far incrociare le braccia ai frontalieri. «Miro a ottenere i contratti collettivi normali di lavoro, a favore di tutti. "Prima i nostri è una forma propagandistica elettorale»
COMO - I frontalieri hanno intenzione di scioperare per tre giorni, bloccando le dogane, per protestare contro l'iniziativa, che peraltro non sarà ancora stata votata, "Prima i nostri"? L'Associazione Frontalieri Ticino si è distanziata, ma l'organizzazione della protesta prosegue. Abbiamo raggiunto il principale promotore, che si firma Emphasis De Marco.
Come è nata l'idea dello sciopero?
«Lungimiranza, detto senza presunzione: fiutavo tra i membri del gruppo Facebook qualcosa di differente, come se chiedessero di prendere una direzione. Qualcuno ha ventilato l'idea dello sciopero, ho colto il messaggio e l'ho trasformato in qualcosa di visibilmente forte, così è nata la proposta che ha, per un paio di giorni, suscitato destabilizzazione tra quei membri (del gruppo Facebook, ndr) che hanno uno stile di vita cronicizzato nell'indifferenza».
L'Associazione Frontalieri si è distanziata, chi fa dunque parte dell'organizzazione? È pronto a andare avanti anche da solo?
«In ogni gruppo è quasi consuetudine subire qualche tradimento, ovviamente anche noi nella nostra realtà ne abbiamo vissuti, soprattutto da coloro che, credevamo sposassero il bene della categoria dei frontalieri. L'Associazione Frontalieri Ticino, ha dunque preferito scegliere la strada del "dialogo con la politica", rinunciando a forme di lotta più consone alla storia operaia. Se esistesse realmente questa possibilità, l'avremmo scelta pure noi ma, nei decenni, la politica stessa ha dimostrato che il "dialogo" serve solo per perseguire i propri fini economici. Io preferisco invece un'azione più diretta, magari anche dolorosa ma, necessaria. Nell'organizzazione sono affiancato da alcune persone che hanno a cuore la causa».
Cosa pensa di ottenere? Non teme che la contrapposizione fra frontalieri residenti si accentui e cresca l'ostilità?
«Le parrò un po' presuntuoso ma, non lo sono affatto: vorrei ottenere l'introduzione dei CCNL, con tutela di tutti quei diritti che dovrebbero spettare a ogni lavoratore, primo tra tutti, la retribuzione minima che possa garantire tranquillità e serenità per la propria esistenza. Questo è ciò che più mi sta a cuore. È quindi ovvio che, se una richiesta di questo portata fosse accolta, discussa e realizzata, ne beneficerebbero tanto i frontalieri quanto i residenti. È verosimile pensare che le ostilità nei confronti dei Frontalieri, possano accentuarsi, ma ogni fuoco può essere spento».
Non avete paura di ripercussioni per chi aderirà?
«Questo è il timore più evidente e che emerge dai molti commenti ricevuti; è una questione assai delicata e che dev'essere trattata con il massimo tatto e rispetto. Ritengo comunque che, la forza lavoro frontaliera, sia indispensabile, dunque, non credo che si possano verificare azioni punitive sui lavoratori, se non qualche caso isolato ma, non certo riconducibile allo sciopero. Non creda che a me non dispiaccia questa situazione, sono molto rattristato perché ogni lavoratore deve essere tutelato e non ricattato, come scritto dell'onorevole Lorenzo Quadri, storico nemico dei frontalieri: "dobbiamo forse ricordare che i Frontalieri portano a casa la pagnotta grazie al Ticino? ".... Non mi è mai piaciuto chi rinfaccia ai più "deboli" i meriti del proprio territorio, non lascerò quindi che, questo atteggiamento perduri. Oltretutto la nostra battaglia è verso le istituzioni e i governi italiano e svizzero, non contro le aziende per le quali operiamo, quindi eventuali ritorsioni sarebbero assolutamente inappropriate».
Cosa non le piace esattamente di "Prima i nostri"?
«Sa di astio ma, resta una sorta di forma propagandistica elettorale»
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