Cronaca
12.10.2016 - 19:220
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40
«Servizio montato ad arte per metterci in cattiva luce». «L'Italia non può darci lezioni»
Quadri e Marchesi, quest'ultimo con una lettera, commentano il servizio de "Le Iene". Il PLR ironizza su Bignasca, i Verdi accusano: «"Prima i nostri" ha portato solo a astio coi frontalieri»
BELLINZONA - Il servizio del programma italiana "Le Iene" su "Prima i nostri" e il frontalierato in generale ha suscitato molte reazioni.
In primo luogo, fra coloro che sono stati chiamati in causa. In particolare,
Lorenzo Quadri ha commentato via Facebook di non aver visto quanto mandato in onda e di non aver intenzione di farlo, poiché convinto che da 15-20 minuti di conversazione con l'inviato Pecoraro «sarà stato estrapolato e rimontato un totale di una decina di secondi, con l'obiettivo (prestabilito) di mettere la Lega a i leghisti nella peggiore luce possibile".
«Comunque, il fatto che "Prima i nostri" susciti questo tipo di reazioni è la dimostrazione che a qualcuno oltreconfine dopo la votazione del 25 settembre "è diventata fredda la camicia". Altro che iniziativa inutile, come andavano in giro a raccontare i partiti storici: quelli che non vogliono la preferenza indigena ma vogliono, invece, la libera circolazione senza limiti... e per l'ennesima volta sono stati asfaltati dalle urne», ha concluso.
I
Verdi per contro hanno postato il video del servizio, commentando in modo amaro: «Ecco cosa ha portato un'iniziativa inapplicabile come questa. Astio e inimicizia tra ticinesi e frontalieri. Il problema è il salario, sempre più basso, che questi imprenditori (del comitato di Prima i nostri) pagano ai lavoratori e alle lavoratrici di questo Cantone. Il vero ostacolo per loro è la nostra iniziativa "Salviamo il lavoro in Ticino", che chiede invece l'introduzione di salari minimi dignitosi. Il dumping salariale ha creato questa grave situazione, e "Prima i nostri" non lo risolverà».
Il
PLRT ha dedicato ad Attilio Bignasca una vignetta. Il leghista è stato costretto ad ammettere di lavorare coi frontalieri da anni, e dopo aver affermato di non averne più assunti dal lancio dell'iniziativa, è stato smascherato da un lavoratore italiano incontrato nei corridoio della ditta da Pecoraro. LdT per i liberali ha un nuovo significato, non più Lega dei Ticinesi bensì «Lì da Tre/Quattro mesi».
Piero Marchesi, presidente dell'UDC, si è sentito chiamato in causa, e ha inviato alla redazione de "Le Iene" una lunga lettera, che inizia dicendo come lo scopo del servizio è stato solo di incentivare la polemica. «I lavoratori frontalieri da molti decenni sono una componente importante per l’economia del nostro Cantone. Sono sempre stati impiegati, a piena soddisfazione di entrambe le parti, in quei settori dove la manodopera locale era insufficiente. La manodopera frontaliera è sempre stata complementare ai lavoratori residenti. Purtroppo, con l’avvento della libera circolazione delle persone – accordo stipulato dalla Svizzera con l’UE all’inizio degli anni 2000, nel contesto degli accordi bilaterali - la manodopera estera, sempre più numerosa e qualificata è andata viepiù sostituendo i lavoratori residenti. I motivi sono chiari, i lavoratori frontalieri possono permettersi di percepire salari di molto inferiori – almeno della metà – rispetto a chi vive sul territorio, che deve evidentemente sostenere costi della vita più alti (almeno del doppio rispetto a Lombardia e Piemonte). Aspetto tra l’altro evidenziato anche nel vostro servizio», ha poi spiegato. «Questo fenomeno ha portato all’aumento delle persone in disoccupazione e a carico dell’assistenza pubblica a livelli allarmanti (circa il 7% secondo dati ILO). Il nostro Cantone st di fatto emarginando i lavoratori residenti per favorire i lavoratori frontalieri. Ciò è poco intelligente e lungimirante e alla lunga provocherà derive sociali importanti. L’iniziativa in oggetto non è dunque contro i frontalieri, ma semmai in favore dei lavoratori residenti (non solo svizzeri ma anche stranieri residenti)».
Ha riassunto i punti cardine di "Prima i nostri", ricordando il numero di frontalieri impiegati in Ticino, i contributi versati all'Italia. «L’Italia è l’ultimo Paese che può dare lezioni alla Svizzera. Da noi la democrazia funziona tutto sommato piuttosto bene, i nostri politici cantonali e federali sono eletti dal popolo, non da poche persone che gestiscono una Nazione come se fosse la loro», ha infine terminato, annunciando che il Ticino si impegnerà a far applicare l'iniziativa, convinto che essa migliori anche il clima di tensione fra italiani e svizzeri.