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Cronaca
08.11.2016 - 15:520
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Un piccolo passo per il casellario. Gobbi frena gli entusiasmi, «è solo un sì commissionale»

Con una votazione tirata, la Commissione delle istituzioni politiche degli Stati ha detto sì alla richiesta sistematica del casellario per chi vuole vivere o soggiornare in Svizzera. Il Ministro non si fa illusioni

BERNA - Un risicato sì, come ha rivelato il Consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi, una partita tirata finita 6 a 5. In ogni caso, una piccola vittoria per il Ticino, con la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati che ha detto sì alla richiesta, avanzata dal Parlamento ticinese, di far presentare il casellario giudiziale a ogni cittadino di un paese UE che desidera lavorare o soggiornare in Svizzera. In Ticino il casellario giudiziale è in atto da poco più di un anno, e viene richiesto per il rinnovo o il rilascio di permessi G e B, ed è uno dei motivi che sta ritardando la firma dell'accordo fiscale fra Svizzera e Italia. Roma ritiene che sia una proposta discriminatoria nei confronti dei frontalieri, mentre il Governo ticinese lo terrà in vigore ancora un anno, in attesa di una soluzione migliore. Ma intanto il casellario si fa strada, se così si può dire, anche a Berna. Nel 2008 fu Lorenzo Quadri, che allora sedeva al Nazionale, a proporre con due iniziative di introdurre la sua richiesta a chiunque volesse lavorare (o vivere) in Svizzera. È storia di pochi mesi fa la bocciatura da parte del Nazionale di una mozione concernente lo stesso tema, presentata dallo stesso Quadri. Simonetta Sommaruga fece notare come la misura sarebbe stata in contrasto con la libera circolazione delle persone. Ora, invece, la Commissione ha detto sì. Cosa significa? Una piccola vittoria, come si diceva, per il Ticino, anche se Norman Gobbi, colui che nel nostro Cantone ha introdotto la richiesta sistematica del documento, non si fa grandi illusioni. Al Corriere del Ticino infatti ha ricordato come per il momento si tratti solo del parere di una Commissione. «Non mi faccio illusioni. Parliamo di una decisione commissionale, che reputo comunque un segnale verso chi ha anche parlato di pietra d'inciampo nelle discussioni con l'Italia», ha spiegato, affermando che non si tratterebbe di un suo successo bensì di «un'occasione che un tema ticinese possa diventare di interesse nazionale».
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