CRONACA
L'agghiacciante storia di una suora pentita, "volevo lasciare il convento, fui vittima di pressioni psicologiche. E ora se entro in chiesa sento il vuoto"
La giovane italiana ha preso i voti, convinta da un'altra religiosa, ma poi ha iniziato ad avere dubbi sulla sua vocazione. "Hanno fatto di tutto per farmi restare. La vita, lì dentro, è difficile. E l'omosessualità..."
MILANO - Diventare suora è sempre una scelta libera, oppure c'è chi è in grado di operare pressioni per convincere le ragazze ad abbracciare la vita religiosa? Fa riflettere l'intervista a una ragazza, tornata all'esistenza "normale" dopo 16 anni di convento, molti dei quali passati a sognare di andarsene.La confessione viene da una ragazza italiana, è stata raccolta da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori di ECG su Radio Cusano Campus. A 13 anni, conosce una suora, che "mi faceva il lavaggio del cervello, mi ripeteva in continuazione che sarei dovuta andare in convento, che avrei dovuto conoscerle, perché la vita da suora era molto bella". Evidentemente, vedeva in lei una possibile adepta, perché quando la giovane fugge di casa dopo un litigio con la madre, la cerca, e la convince a iniziare a frequentare il convento, per capire come funziona."Dopo aver terminato le superiori sono entrata e ho fatto l'anno di discernimento, un percorso in cui si entra nella vita delle suore, si inizia il cammino spirituale e il cammino di vita spirituale con le suore", spiega. e lo fa contro il parere di chi la conosce: "le mie amiche mi dicevano di lasciar perdere, nessuno ci credeva, tutti mi dicevano che sarebbe stato un passo sbagliato, ma ormai la suora mi aveva fatto il lavaggio del cervello".La vita è ben scandita, con la preghiera la mattina tutte insieme e individuale al pomeriggio. Dopo l'anno di discernimento, ritiene di avere la vocazione. Ma poi qualcosa va storto. "Col passare degli anni ho iniziato a sentirmi sempre più triste, una tristezza che sentivo dentro, un vuoto che aumentava giorno dopo giorno". Dunque, "dopo aver preso i voti semplici ho iniziato a manifestare la volontà di tornare sui miei passi, ma in quel momento sono iniziate le pressioni. Ho detto alla mia superiora che forse non avevo la vocazione, che forse sarebbe stato il caso di andarmene".Ma la superiora non molla, "ha proseguito il lavaggio del cervello, mi dicevano che io non vedevo il cammino, che loro erano la mia luce. Sono stata plagiata". La vita in convento per una ragazza tra i 18 e i 20 anni, racconta è molto complicata. "Con il passare degli anni poi, ha iniziato a pesarmi anche la mancanza di affettività". E come si supplisce? Parla di omosessualità, che rimane nascosta, pur non avendo mai vissuto un'esperienza diretta. Però la giovane, e non è l'unica, vuole andarsene.Per convincerla, la mandano in una missione in Sud America: lì si trova bene, "ma non mi ritrovavo più nella vita religiosa. In quel momento ho detto basta, ma per tre anni non mi hanno fatto uscire dal convento". Il suo incubo è lungo, con rinvii ogni volta di sei mesi e un cammino con uno psicologo per farle cambiare idea. "Mi hanno detto che sarebbe servito a farmi capire che avevo la vocazione. Lo psicologo ha cercato di compiere un'opera di convincimento su di me riguardo alla mia vocazione.  Per fortuna non sono riusciti a farmi cambiare idea, nonostante tutte le pressioni. Dopo tre anni sono riuscita a tornare a casa. Sono rimasta in convento sedici anni. La superiora mi ha costretto ad andare a casa col vestito da suora, aveva speranza che tornassi in convento".Alla fine, senza nulla, solo con la voglia di ripartire. Trova un lavoro, ma l'esperienza l'ha segnata. "Adesso faccio la domestica, Ora quando mi capita di entrare in chiesa sento il vuoto".
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