CRONACA
Un critico stronca il Festival: "pubblico che resta fuori dalle sale, ricezione alberghiera non sufficiente, film che non verranno mai proiettati altrove"
Ugo Brusaporco sottolinea alcuni aspetti che non gli sono piaciuti di un'edizione che, nei numeri, è stata un successo. "La Rotonda non può essere un luogo che catalizza i bisogni, vi abbiamo visto anche scene spiacevoli. Il film vincitore..."
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12 AGOSTO 2017
LOCARNO - Il Festival del Film, edizione numero 70 (e non certo un'edizione qualsiasi, dunque, dato che c'è stata anche l'inaugurazione del GranRex e del PalaCinema), si è concluso. Gli spettatori sono aumentati dell'8% rispetto all'anno scorso, gli accrediti del 6,8%, con molti giornalisti in più, segno di grande interesse, e anche le interazioni social sono aumentate.

Un'edizione dunque positiva. Attraverso La Regione, però, arrivano delle critiche, a firma dell'esperto di cinema veronese Ugo Brusaporco, che ha scritto l'articolo di apertura.

"Nel festeggiare settant’anni il Festival si trova a fare i conti non solo con il suo successo ma anche con la sua identità. Sono davanti a tutti le lunghe file degli spettatori della Settimana della Critica, che bivaccano in una bella sala, quella del teatro Kursaal, insufficiente da anni a contenerli, mentre davanti alla seconda sala del PalaCinema si sfiorano le risse per trovare un posto", scrive, raccontando di persone che si sono messe in fila più volte per assistere a una proiezione senza riuscirci. Un segno, comunque, del successo, e Brusaporco si lascia andare a un elogio al pubblico, visto come meno all'inseguimento di divi come accade a Cannes e più curioso riguardo i film. Però, "per questo mentre a Cannes poco interessa chi sta fuori, per Locarno diventa fondamentale non lasciar fuori nessuno".

Per l'esperto, neppure la ricezione alberghiera è sufficiente. "In tanti alberghi locarnesi sembra che addirittura il collegamento internet non sia una priorità! Di più, mancano luoghi come quello che era il Grand Hotel, che sono il Majestic o il Carlton a Cannes, l’Excelsior al Lido di Venezia, l’Hyatt a Berlino, luoghi che catalizzano oltre a rispondere a dei bisogni".

A suo avviso, non può essere la Rotonda a svolgere questo ruolo, anzi "siamo stati testimoni di episodi spiacevoli, di persone alterate e violente che uscivano dalla Rotonda andando a condizionare la tranquillità di che andava da una sala all’altra, o solo passeggiava". Vorrebbe una sala cinematografica a cielo aperto, come accade in altre realtà.

Infine, i film. Bocciati anche quelli, per Brusaporco, a partire da "una confusione di linguaggi, con film sperimentali, o figli di videoinstallazioni, che si sono trovati insieme nella competizione principale, con altri dal linguaggio più classico", causata da un certo miscuglio fra il Concorso e i cineasti del presente. Film che per lui non saranno mai proiettati fuori dai Festival, o semmai a tarda sera.

La pellicola vincitrice, dedicata a una donna malata di Alzheimer, aveva già ricecuto critiche, definita "i film del dolore", con i dieci minuti di primo piano sulla signora Fang, la malata. "È il nuovo cinema che Locarno manderà nelle sale del mondo?", si chiede Brusaporco, che promuove e loda invece ‘Meteorlar’ di Gürkan Keltek, ‘Did You Wonder Who Fired the Gun?’ di Travis Wilkerson e‘Wajib’ (Il dovere) di Annemarie Jacir.

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