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Cronaca
30.03.2018 - 17:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Il "genio della fisica" ticinese: "i nostri docenti si impegnano. Tornare in Ticino a lavorare dopo gli studi? Penso che per i profili altamente qualificati ci sia possibilità"

Arthur Jacques ha vinto ad Aarau le Olimpiadi della Fisica e presto rappresenterà la Svizzera a Lisbona. "Mi piace risolvere problemi e capire come viene modellizzato il mondo. Quanto studio? Dipende, a volte nei weekend 10 ore, a volte mezz'ora. Già alle medie ci sono ragazzi con livelli troppo diversi"

LUGANO – Arthur Jacques, liceale presso la sede di Lugano 1, ha vinto l'oro alle Olimpiadi della Fisica 2018, tenutesi ad Aarau il 24 e 25 marzo 2018, avendo la meglio su 25 altri talenti da tutta la Svizzera: ora gareggerà, a luglio, a Lisbona, alle Olimpiadi Internazionali della Fisica.

Incuriositi, abbiamo voluto saperne di più su questo Sheldon Cooper (il celebre personaggio della serie tv The Big Bang Theory) di casa nostra. Abbiamo trovato un ragazzo maturo, con le idee in chiaro e un italiano forbito e corretto da far invidia a molti. Che ha grande voglia di studiare e imparare, ed anche fiducia nel suo Ticino e nella scuola.

Come si sono svolte le Olimpiadi?
“È un concorso per studenti che non hanno ancora iniziato l’Università. La stragrande maggioranza frequenta il liceo, visto che lì il programma di fisica è più complesso. Si svolge su tre turni. Il primo dura 40 minuti, al pc, con delle domande a crocette. Il secondo turno è ancora di selezione, poi la finale, quella che si è tenuta l’ultimo weekend, chiede la risoluzione di tre esercizi teorici di fisica e di condurre un esperimento. Come li ho trovati? Molto difficili! Per dare un’idea, il migliore ha totalizzato la metà dei punti!”.

Cos’è per te la fisica? Dicevi in un’altra intervista che il tuo professore ti ha spinto ad amarla.
“Diciamo che mi sono sempre piaciute le scienze, in particolare la matematica, amo svolgere problemi di logica, poi al liceo, grazie anche al modo di insegnare del mio professore, la fisica mi ha interessato, ho continuato a studiarla e ho deciso di partecipare al concorso. Mi sono detto ‘perché no’, ho tentato ed è andata bene! Non saprei spiegare cosa mi piace. Mi diverto a provare a risolvere i problemi, a provare a capire le legge fisiche, come viene modellizzata la realtà”.

Ti sei sempre definito un ragazzo normale, che gioca a calcio e esce con gli amici. Ci dici qualcosa di te?
“Volevo puntualizzare che la questione del ragazzo normale è stata scritta da La Regione, non ci tengo particolarmente a essere definito così. Mi hanno domandato cosa amassi fare e ho detto che giocavo a calcio. Forse non è l’idea che ci si fa di un appassionato di fisica, quel che volevo dire è che non sono un fissato”.

Quante ore al giorno studi?
“Dipende. In settimana massimo un’oretta al giorno, nei weekend quando ho tanto da fare studio anche cinque ore al sabato e cinque la domenica, se non c’è nulla faccio anche solo una mezz’oretta in tutto il fine settimana. Come vado? Bene in tutte le materie”.

Ci sono tante discussioni sulla scuola ticinese, sul fatto se prepara bene i ragazzi o no. Tu, da allievo, peraltro con ottimi risultati, cosa ne dici?
“Non conosco benissimo la situazione, però per come l’ho vissuta io il problema è che già alle medie ci sono livelli molto diversi, da chi ha tanta facilità a chi non riesce nemmeno a capire bene l’italiano, da chi trova semplice la matematica, come me, a chi ha davvero delle difficoltà. A me piace l’idea che tutti debbano avere un’istruzione di base e che non si debbano fare divisioni troppo presto, però è chiaro che è difficile tenere nella stessa classe ragazzi con livelli così diversi. So che c’è il progetto de La Scuola che verrà, non lo conosco a fondo per poter giudicare: è bello vedere che ci sono tentativi di migliorare una scuola ticinese che secondo me è già ben messa. Bisogna vedere come si possono fare delle migliorie, magari ascoltando anche cosa hanno da dire i docenti. Secondo la mia esperienza, è sempre stato positivo e ho percepito l’impressione che da parte dei docenti ci fosse impegno e si cercasse di aiutare gli allievi. Io devo dire di avere il vantaggio di avere due genitori che hanno studiato a livello universitario e per questo credo sia più facile andare bene, si è più seguiti e spinti”.

Hai già deciso dove iscriverti all’Università?
“Mi interessa il campo delle scienze cognitive, il campo del cervello e della mente, un campo al confine tra l’intelligenza artificiale e la biologia e le neuroscienze. Un percorso del genere, così specializzato sin dall’inizio, non c’è in Svizzera. Potrei studiare qualcosa di più generale che abbia a che fare con la biologia o la matematica al Politecnico di Zurigo. So in che direzione voglio andare, sarà qualcosa di scientifico, non so ancora di certo dove e in che corso”.

Vedi il tuo futuro lavorativo in Ticino oppure temi che non ci saranno sbocchi e dunque sarai costretto a andare in Svizzera Interna o all’estero?
“Penso ci siano degli sbocchi anche qui, dipende da che cosa si studia. A me piace il Ticino, non vedo improbabile di tornare qui a lavorare”.

Senti, anche fra i coetanei, una preoccupazione per il futuro del lavoro in Ticino?
“Per studiare, quasi tutti dovremo andar via. Per il dopo, non saprei. Si sente parlare di disoccupazione crescente, ma non credo sia una grande preoccupazione, perché è un problema minore per le persone più qualificate, dunque con studi di alto livello. In Ticino si vede che c’è la possibilità di lavorare. Se si è altamente qualificati, si dovrebbe trovar posto anche qui, la situazione è meno drammatica che per lavoratori poco qualificati”.

Paola Bernasconi
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