BELLINZONA – Adesso, l’Italia ha paura. Da nord a sud, i social sono invasi da foto di ponti che appaiono pericolanti. Potrebbero cadere?, ci chiedono tutti. dove sarà la prossima disgrazia? Perché nessuno ha mai fatto nulla?
In Svizzera, i rischi, secondo degli esperti interpellati in questi giorni dal Corriere del Ticino e da La Regione, sembrerebbero minori, anche se il rischio zero, si sa, non esiste.
L’ingegner Gianfranco Sciarini, titolare di uno studio di ingegneria e per 36 anni docente alla SUPSI di teoria delle strutture spiega come, a livello svizzero, “i nostri ponti sono molto, molto controllati. Le autorità preposte verificano periodicamente tutte le strutture e se necessario si interviene. Bisogna aggiungere che in Svizzera ci sono norme precise e all’avanguardia sulla sicurezza di viadotti e ponti. Norme che peraltro cambiano negli anni a seconda delle mutate condizioni. E cambiano nel senso di essere più rigide e restrittive per non lasciar spazio ad alcun rischio. Da noi il controllo è quindi capillare e continuo”.
“Bisogna tener conto che con gli anni il calcestruzzo invecchia e la sua forza diminuisce. Proprio per questo occorre intervenire con misure di aggiornamento o di risanamento. Non è un intervento facile ma le soluzioni si trovano. Oggi la tecnica evolve molto velocemente. Certo che il lavoro si presenta oltremodo costoso”, aggiunge, spiegando come cemento e ferro si aiutano l’un l’altro “nella tenuta del manufatto. L’armatura va monitorata con cura e se necessario occorre trattarla per rinforzarla”.
Anche l’USTRA sottolinea l’importanza di investire nelle strade e nella loro sicurezza, ma si dice certa che in Svizzera un evento simile a quello di Genova è molto improbabile, a meno che non avvengano catastrofi naturali quali un terremoto.
“A proposito delle nostre infrastrutture legate alla viabilità, ricordo però che non molto tempo fa, era il giugno 2017, è crollata una parte della parete della galleria del San Salvatore. E solo per miracolo non ci sono stati dei morti”, mette in guardia attraverso La Regione Andrea Censi, coordinatore del Fronte automobilisti Ticino (Fat), specificando dunque come la “manutenzione è fondamentale, ci mancherebbe altro, ma dipende da come la si fa e lo sostengo al di là di quanto accaduto nel tunnel dell’A2, un caso su cui peraltro è in corso un procedimento penale. Ciò che voglio dire è che è altrettanto fondamentale che l’Ustra si affidi a imprese serie, perché di mezzo c’è la sicurezza dei cittadini.
Dal TCS e dalla sezione ticinese dell’Automobile club svizzero sono d’accordo con USTTA, anzi Renato Gazzola, portavoce del primo, fa notare come “USTRA non deve fare utili. È invece tenuta a impiegare i fondi messi a disposizione dalla Confederazione, provenienti da tasse e dazi prelevati agli automobilisti, per la manutenzione e la costruzione delle autostrade”.
Per mostrare l’accuratezza dei lavori in Svizzera, il quotidiano bellinzonese fa il parallelo fra il Ponte Morandi, quello tragicamente crollato causando quasi 40 vittime a Genova, e il viadotto fra Capolago e Melano. Costruito più o meno nello stesso periodo e con la stessa tecnica di quello genovese, è stato demolito e ricostruito fra il 2003 e il 2004, perché, per usare parole del capo progetto del rifacimento, “il calcestruzzo precompresso dava chiari segnali di inadeguatezza sul lungo termine, dovuto all’usura e ai fenomeni di fatica, ovvero sollecitazioni che singolarmente non sono un problema, ma ripetute milioni di volte portano alla rottura della struttura senza preavviso”.
Senza entrare nei dettagli tecnici, una ricostruzione che dovrebbe lasciar tranquilli sullo stato di verifica e sui lavori di rifacimento e di messa in sicurezza di ponti, cavalcavia e viadotti in Ticino e in Svizzera.