BERNA - Il Consiglio federale condanna l’intervento militare della Turchia in Siria, che considera una violazione della Carta delle Nazioni Unite e quindi contraria al diritto internazionale. Esorta inoltre la Turchia a cessare immediatamente tutte le ostilità e ad avviare negoziati per allentare subito le tensioni e trovare una soluzione politica ai conflitti. Negli ultimi giorni, la Svizzera ha ribadito più volte questa sua posizione nei confronti della Turchia.
Allo stesso tempo, il Consiglio federale ha deciso, nella seduta del 16 ottobre 2019, di agevolare la messa in atto di un contesto più favorevole al lavoro che gli operatori umanitari sono chiamati a svolgere in Siria. La relativa ordinanza modificata entrerà in vigore il 15 novembre 2019.
La Svizzera ritiene che i conflitti e le questioni di sicurezza non possano essere risolti militarmente e invita gli attori coinvolti ad avvalersi di tutti i mezzi diplomatici a loro disposizione. Solo una soluzione politica nel quadro del processo di pace dell’ONU a Ginevra consentirà di affrontare le cause del conflitto. In questo contesto, la Svizzera sostiene attivamente gli sforzi dell’incaricato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, il cui obiettivo è convocare a Ginevra un comitato costituzionale siriano. Il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi ed è in contatto con partner internazionali.
La Svizzera nutre forti preoccupazioni per le conseguenze umanitarie delle ostilità, in particolare per quanto riguarda la protezione della popolazione civile. La situazione umanitaria, soprattutto degli sfollati, è precaria e si è considerevolmente aggravata in seguito all’intervento militare degli ultimi giorni. Sono ormai più di 210 000 le persone in fuga nel Nord-Est della Siria. Le capacità delle organizzazioni umanitarie si sono notevolmente deteriorate a causa dei recenti sviluppi e della situazione legata alla sicurezza.
Tutte le parti in conflitto devono impegnarsi per proteggere la popolazione civile, il personale umanitario e le infrastrutture civili. In ogni momento deve essere garantito l’accesso diretto, senza ostacoli e duraturo alla popolazione nel bisogno per prestare l’aiuto umanitario richiesto.
Per agevolare l’aiuto umanitario in Siria, il Consiglio federale ha deciso di adeguare parzialmente le sanzioni contro la Siria, in modo da consentire, in via eccezionale, agli attori umanitari che ricevono fondi della Confederazione e ai rappresentanti diplomatici e consolari svizzeri di mantenere relazioni d’affari con entità colpite dalle sanzioni, quando questo è necessario per adempiere il loro mandato in Siria.
Il Consiglio federale prevede dunque un regime di autorizzazione eccezionale per l’erogazione di risorse economiche a persone, imprese ed entità oggetto di sanzioni, a condizione che queste transazioni finanziarie siano indispensabili per prestare aiuto umanitario o sostenere la popolazione civile. È necessario dimostrare che non esistono alternative equivalenti alle persone o alle imprese colpite dalle sanzioni.
Il Consiglio federale ha pronunciato le prime sanzioni contro la Siria il 18 maggio 2011, allineandosi alle misure decretate dall’UE il 9 maggio 2011. Conformemente alle decisioni dell’UE, l’Esecutivo ha modificato a più riprese l’ordinanza, la cui nuova versione entrerà in vigore il 15 novembre 2019.
La Svizzera è impegnata in tutta la Siria, indipendentemente dalle linee di conflitto, ed è in contatto con i suoi partner umanitari sul posto. Dal 2011, ha stanziato oltre 430 milioni di franchi per sostenere le popolazioni nel bisogno in Siria e nei Paesi limitrofi. Si tratta del più ingente contributo umanitario fornito finora dalla Svizzera.