BELLINZONA - In mattinata è arrivato l'annuncio di una nuova conferenza stampa per aggiornare le misure cantonali anti Covid. Presenti Norman Gobbi, Presidente del Consiglio di Stato,
Raffaele De Rosa, Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità e Christian Vitta, Direttore del Dipartimento delle finanze e dell'economia.
Gobbi: "Ecco le misure. Abbiamo scritto al Consiglio Federale"
"Da un po' di tempo non ci riunivamo di domenica e non ci presentavamo con tre Consiglieri di Stato, dunque la maggioranza che può decidere. Lo facciamo con delle misure per far capire che la situazione è seria. Siamo confrontati da otto mesi con un virus che conosciamo ancora poco, sia per come si diffonde sia per il sistema sanitario: andando avanti così diventerebbe insostenibile per chi lavora negli ospedali e per il contact tracing. Chiunque sicuramente ha delle persone vicine che hanno avuto un contagio o sono state poste in quarantena, mostra che il virus si diffnde veloce, e impatta anche sulle ospedalizzazione. A differenza della primavera, con le giornate lunghe, ora si accorciano, oltre al mood triste del periodo ci confrontiamo con un virus che dobbiamo gestire. Ma se in primavera ci si poteva muovere all'esterno ora dobbiamo stare più in casa. Abiamo sempre scelto di muoverci col passo sicuro del montanaro, in equilibrio tra sicurezza, sanitaria in questo caso, e libertà, individuale e economica. Abbiamo sempre fatto passi ragionati ma che dessero l'impulso per capire la gravità: lo abbiamo fatto anche in questi giorni, prendendo misure che impattano sulle libertà individuali e che pongono l'accento sulla libertà individuale".
"Vietati assembramenti di più di cinque persone negli spazi pubblici, nei parchi, eccetera, tranne per chi vive nella stessa economia domestica. Sono vietate anche manifestazioni, anche private, con più di cinque persone, a parte quelle degli organi legislativi, le raccolte firme e manifestazioni come funerali e matrimoni, dove si sarà un massimo di 30 persone".
"Vietate tutte le attività sportive di gruppo con alcune eccezioni come per le attività con giovani fino a 16 anni e per attività professionistiche e legate a quadri nazionali".
"Resta in vigore tutto ciò che concerne la ristorazione".
"Queste misure servono a ridurre i contatti e dunque la possibilità di contagi. Sono emanate dallo Stato ma esso non telecomanda i cittadini, deve esserci un serio e fondato senso di responsabilità di ognuno. Non saranno i divieti a sconfiggere il virus bensì le nostre azioni".
"Siamo in un momento difficile di questo trekking. Abbiamo anche persone fragili, che non portano, fortunatamente per loro, conseguenze di questo virus: ma in una cordata un'azione sbagliata del singolo mette a rischio tutti, serve il senso di collettività che c'era nella prima ondata".
"Abbiamo deciso di passare al colore rosso della campagna, con un nuovo messaggio: insieme facciamo la differenza, solo seguendo le raccomandazioni che da mesi cerchiamo di inculcare in tutti noi e che a volte dimentichiamo per stanchezza. Rallentando il virus permettiamo al sistema sanitario di prendersi cura di chi ha bisogno. Insieme facciamo la differenza richiama anche il senso di collettività, anche nell'aiutare e supportare chi è più debole, chi ha malattie pregresse o ha una certa età e dunque rischia maggiormente di finire all'ospedale. Chiediamo a tutti di dare supporto alle persone più fragili, un supporto reciproco che ha permesso di superare la prima ondata".
"Nella formazione, sul posto di lavoro, le regole vengono rispettate. Quando andiamo a bere il caffè, siamo in pausa pranzo o sigaretta il rischio è più elevato, nessuno vigila e si abbassa l'attenzione: lì entra in gioco il nostro sistema di responsabilità individuale, per tenere le distanze, usare la mascherina, disinfettare le mani, ridurre il numero dei contatti".
"Abbiamo deciso di chiedere al Consiglio Federale di decretare la situazione straordinaria, per far sì che si uniformino le disposizioni tra i Cantoni. Il Ticino, quando si è trovato solo a marzo, si è fatto carico delle proprie responsabilità dal punto di vista sanitario, potenziando tutto ciò che poteva. In altri cantoni questo senso non è ancora partito e dunque chiediamo che si gestisca tutto in modo uniforme. Abbiamo scritto anche ad alcune associazioni, pensiamo all'ambito del commercio, di tenere alta l'attenzione, come durante la prima ondata".
"Abbiamo messo lo Stato Maggiore di Condotta in stato di prontezza, si è già riunito questa settimana e lo farà ancora. Continuerà a farlo una volta a settimana, significa che siamo pronti a intervenire se la situazione e i comportamenti non dovessero cambiare. Ad oggi abbiamo impiegato 12 militi dell'esercito presso La Carità e una quarantina di militi della protezione civile, oltre che di professionisti, a sostegno del mondo sanitario. La situazione non è di normalità, è seria. Se protezione e esercito sono al fronte, significa che ce n'è bisogno".
"Questa è una last call, un'ultima chiamata. L'obiettivo è farcela assieme, insieme facciamo la differenza".
De Rosa: "Potenziamo gli ospedali ma non potremo farlo all'infinito"
"Come abbiamo più vole ribadito la situazione necessita un'attenzione che non conosce giorni di festa. Le prospettive restano difficili, la seconda ondata è arrivata più veloce e più forte di quanto ci si potesse immaginare. Rispetto alla prima ci sono altri fattori che preoccupano, il fatto che andiamo verso l'inverno, il fatto che sarà verosimilmente più lunga della prima che è durata 4-5 settimane con anche un lockdown. Dobbiamo tenerne conto per capire la pressione del sistema sanitario, che non può essere messo sotto stress troppo a lungo, vedendo anche l'intensità dell'esperienza primaverile che si sente e il futuro incerto".
"Il Consiglio di Stato ha deciso di adottare ulteriori misure ed ha anche dato luce verde a nuovi rafforzamenti al sistema sanitario. Ho visto personalmente che la pressione sugli ospedali è già al livello di guardia e diventerà più forte nei prossimi giorni, non settimane, ma giorni. Ho letto negli occhi del personale sanitario preoccupazione, stanchezza ma anche coraggio e disponibilità al sacrificio. Il senso di gratitudine nei loro confronti deve tradursi nel senso di responsabilità con ci, sono certo, vive ogni cittadino. Se vogliamo aiutarli ed è nostro dovere farlo, dobbiamo seguire le raccomandazioni. Dobbiamo farlo, adesso".
"I molti casi positivi si tradurranno nei prossimi giorni in ricoveri certi, non sono proiezioni ma realtà delle cose. Aumentano i ricoveri di 15-20 persone in più al giorno. Abbiamo ritenuto necessario rafforzare il dispositivo ospedaliero. In questa nuova fase sono previsti fino a 82 letti di cure intense e. 20 di cure intermedia, 320 posti nel settore acuto (ripartiti fra Ospedale La Carità di Locarno, Clinica Luganese di Moncucco e Cardiocentro), 150 per il trattamento di pazienti stabili per i quali non si prevede un passaggio in cure intense (Ospedale Faido, Ospedale Italiano e Ospedale Malcantonese di Castelrotto) e 28 posti in riabilitazione (Clinica di riabilitazione di Novaggio e Clinica Hildebrand). Qualora fosse necessario, per ulteriori ampliamenti del dispositivo Covid il Consiglio di Stato si riserva la possibilità di imporre il blocco degli esami e dei trattamenti procrastinabili senza pregiudizio per il paziente, e questo per reindirizzare le risorse di cura nella presa a carico di malati Covid".
"Avremo così 600 posti letto, che può essere raggiunto con la riduzione dell'attività ordinaria e con la messa a disposizione delle risorse anche da cliniche private. Abbiamo deciso che se non si aiuteranno così dovremo precettare noi del Governo il personale necessario. Se fosse necessario bloccheremo gli interventi chirurgici non necessari. Non possiamo chiedere a lungo adeguamenti al sistema sanitario e spostamento senza chiedere altrettanti sacrifici alla popolazione".
"A marzo, i timori presso i cittadini e i pazienti avevano spinto molte persone a non andare dal medico e dall'ospedale, l'attività dei medici era diminuita anche del 90% e avevamo obbligato tutti a fare solo trattamenti urgenti. Oggi è diversi, da un lato abbiamo capito l'importanza di mantenere i trattamenti non urgenti per la salute della popolazione, se non curate alcune patologie diventano nefaste. Ora la competenza è dei Cantoni. Moncucco e EO hanno iniziato a ridurre spontaneamente gli interventi non urgenti, con le altre strutture private abbiamo fatto degli incontri. Chiediamo ci sia un contributo volontario come fatto nella prima ondata. Cercheremo di avere una collaborazione spontanea, se non fosse possibile ricorreremo al precettamento del personale per indirizzarlo verso i reparti Covid. Non vogliamo un blocco generalizzato, in 6 settimane era stato duro e impattante sulla popolazione, ricorderete che molti medici avevano visto la loro attività crollare, per cui avevano dato disponibilità a mettersi a disposizione, oggi è diverso. Le attività continuano e sarà importante trovare l'equilibrio tra il potenziamento dei letti e la medicina del territorio
"Se non funziona, dovremo imporre delle limitazioni più restrittive".
"Rivolgiamo un pensiero di vicinanza e solidarietà a malati e familiari. Il 25% ha meno di 60 anni, il 15% tra i 60 e i 70, il 25% oltre gli 80. Poco meno della metà ha meno di 70 anni. Troviamo malati di 31, 38 e 45 anni, anche persone senza patologie particolari pregressi. A la carità la persona più giovane in cure intense ha 33 anni, nessuno può ritenersi a priori immune. Quando si leggono le cifre bisogna sapere cosa si cela dietro un virus".
"Nelle case anziani abbiamo circa 170 residenti positivi. Come nella società, anche nelle case anziani i contagi sono in aumento. Seguiamo la situazione da molto vicina, cercando di avere un equilibrio tra protezione e possibilità di vita e di socializzazione. Saranno ora le singole case, se lo ritengono, a comunicare direttamente ed anche pubblicamente i contagi interni ala struttura, come sta già accadendo, soprattutto se essi hanno conseguenze sulle visite o sulle attività di socializzazione".
"Il virus circola in modo comunitario, ovvero in modo rapido ovunque".
"Importante è che il nostro appello venga raccolto da tutte le fasce da età, abbiamo circa 20 ospedalizzati al giorno, le proiezioni parlano di numeri superiori, non potremo reggere a lungo. Diamoci una mano tutti".
Vitta: "Pronti a nuovi aiuti per i casi di rigore"
"Il 2020 è difficile per tutti, dobbiamo limitare la socializzazione, i momenti di svago, le libertà. Viviamo la lontananza dagli affetti, qualche volta il distacco dai cari, meno libertà personali. E anche la nostra economia ne risente, essa è composta di un mosaico di persone. C'è chi si trova in difficoltà, qualcuno ha reindirizzato la propria attività, qualcuno ha perso tanto, sono persone che hanno costruito attività con grande orgoglio e ora si trovano in un futuro incerto".
"Cantoni e Confederazione in primavera hanno messo in campo misure importanti. A livello economico continuano ad essere in vigore le misure del lavoro ridotto e dell’IPG corona. Quest’ultima misura è stata prorogata fino a giugno 2021 (con 610 milioni e 150 milioni rispettivamente). I prestiti hanno portato a 1,3 miliardi per il solo Ticino, con sostegni puntuali o rinunce di incasso per 120 milioni, a cui si aggiungono iniziative dei comuni. L'estate ci ha permesso di migliorare le previsioni economiche, aiutando soprattutto il turismo, ma ora sono tornate le incertezze. Continueremo a sostenere la nostra economia".
"Inoltre, a seguito di questa seconda ondata il Cantone Ticino sta partecipando attivamente alla consultazione della Confederazione riguardante un nuovo strumento di sostegno finanziario da attuare fra Cantone e Confederazione legato ai casi di rigore. Sarà un sostegno mirato a quelle aziende molto in difficoltà che operano in settori particolarmente in crisi, i cosiddetti casi di rigore. Stabiliremo i criteri di accesso assieme alla Confederazione e agli altri Cantoni. Questo strumento andrà ad aggiungersi ai crediti COVID-19 e agli interventi cantonali già messi in atto".
"Il presidente della Confederenza cantonale dei Ministri dell'economia ha detto che i 400 milioni messi a disposizione sono pochi, certamente concordo che siano cifre insufficienti, che erano state decise prima dell'accelerata dei casi. A noi spetterebbero, come Cantone, 18-20 milione ma servirebbe di più. Se raggiungessimo gli 800 milioni o il miliardo sarebbe meglio, ma ricordiamo che sono risorse per i casi di rigore, perchè per gli altri ci sono già delle misure. La Confederazione parlava di entrata in vigore al 1 dicembre ma visti i paletti messi si rischia di andare oltre nei tempi prima di poter dire a qualcuno che ha diritto a soldi. Essendo però delle soglie supplementari è giusto che chi avrà dei soldi sia un vero caso di rigore".
"Uniti ce la faremo. Sono parole che dobbiamo alimentare ogni giorno per sperare questo nuovo e difficile momento. Insieme, tutti indistintamente abbiamo un obiettivo, superare la crisi con spirito di vicinanza, come abbiamo mostrato durante la prima fase della crisi. Il momento è difficile, dobbiamo continuare a rispettare le norme e a limitare i contatti".
"Consapevolezza e coerenza per raggiungere una calma condivisa. Noi ci siamo, se continueremo tutti a fare con costanza la nostra parte, tornerà la serenità".