BELLINZONA - "Il Consiglio di Stato ribadisce che qualora dovessero essere necessarie nuove misure di chiusura, come ad esempio di negozi e attività commerciali, queste dovranno essere accompagnate da aiuti mirati e celeri. Il Governo segnala inoltre il tema del turismo degli acquisti, invitando le autorità federali a verificare l’allineamento delle disposizioni fra i Cantoni e a monitorare con attenzione le regole in vigore oltre i confini nazionali", si legge nel comunicato inviato oggi dal Governo ticinese in merito alla consultazione promossa dal Consiglio Federale.
Ma dunque, chiusure sì o chiusure no? La posizione potrebbe apparire poco chiara. Il CdT ha pubblicato sul suo sito degli stralci del documento che Bellinzona ha inviato a Berna (tra l'altro lamentando la scarsa quantità di tempo lasciata a disposizione dei Cantoni per prender posizione sulla stessa), da cui si evince qualcosa in più. Ovvero, i cinque Ministri sarebbero d'accordo di chiudere i negozi non essenziali, anche se non si precisa quali siano. "L’elenco dei negozi che rimarrebbero aperti poiché offrono beni di prima necessità o di consumo corrente è esteso, ma risulta difficile attuare restrizioni ulteriori in un contesto in cui le attività economiche e produttive rimangono operative".
Il documento però non elenca quali sono ritenute le attività economiche essenziali.
Se si chiudesse, come viene riportato nel comunicato, servono aiuti immediati. E un allineamento a quanto deciso dall'Italia e dai cantoni limitrofi. "In Italia e nelle sue regioni le disposizioni applicabili vengono adattate di frequente. Teoricamente ad oggi il problema non si porrebbe perché vige il divieto di spostamento tra regioni e quindi anche da altre nazioni, salvo motivi di lavoro, salute e urgenze. Tuttavia non risulta che le autorità italiane pratichino controlli al confine, per cui di fatto non vi è alcun deterrente", si legge.
Infine, a Bellinzona ritengono che se si dovessero chiudere i negozi, sarebbe corretto farlo anche coi comprensori sciistici.