LUGANO – Lo scontro era annunciato. Polizia e manifestanti non autorizzati sono venuti a contatto questa sera, nei pressi della stazione di Lugano. In città, da qualche giorno, giravano alcuni volantini in cui veniva anticipata la manifestazione, organizzata da alcuni gruppi vicini agli autogestiti.
Le forze dell'ordine si sono fatte trovate pronte, in gran numero e in tenuta antisommossa. Dopo un'ora, la situazione è degenerata. Alla costante ricerca del contatto fisico, la polizia ha risposto con spray urticante e manganelli. Contro gli agenti sono stati lanciati sassi, oltre a numerosi insulti.
I manifestanti – intonando cori contro la polizia – hanno esposto il proprio dissenso al patriarcato, al razzismo e l'islamofobia. Un chiaro segnale, quindi, contro il verdetto della votazione federale di ieri.
"È ora che Lugano si liberi da questi brozzoni sedicenti “autogestiti”, odiatori e violenti, sempre sostenuti e difesi dalla sinistra, che organizzano manifestazioni illegali contro l’esito delle votazioni popolari. Buon lavoro e pieno sostegno alla polizia! Cosa ne pensano i kompagnuzzi, quelli che si sciacquano la bocca con “il rispetto della legalità”, di questa ennesima exploit dei loro protetti? Si fosse trattato di una manifestazione di “destra”, starebbero già strillando al fascismo", è il commento del consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri.
"È inaccettabile – continua Quadri – che l’ente pubblico continui a permettere a questa foffa di occupare illegalmente uno stabile di proprietà dei cittadini luganesi. Chi manifesta contro la democrazia non ha diritto a spazi pubblici! Avanti con lo sgombero dell’ex Macello! Föö di ball! E ovviamente la fattura dell’intervento di polizia, oltre che del ripristino di eventuali (?) atti vandalici (che saranno certamente commessi), verrà inviata alla sede del PS".
La Lega ha rincarato la dose con la consigliera comunale Maruska Ortelli. "L’iniziativa, conosciuta da tutti “anti-burqa” è stata accolta dalle urne elvetiche: la proposta di introdurre nella Costituzione il divieto di dissimulare il volto ha raccolto il 51,2% dei consensi e l’adesione di 20 dei 26 cantoni. Il Ticino, che nel 2013 aveva fatto da apripista accogliendo un’analoga normativa cantonale, l’ha approvata con il 60,5% (!). Sul fronte dei contrari si sono schierati i Grigioni (49,6% di sì). Chi taccia Svizzera di essere razzista, deve sapere che non è una mosca bianca: anche Francia, Belgio, Austria, Bulgaria e Danimarca hanno vietato l’uso di burqa e niqab, considerato un simbolo dell’islam politico e della sua volontà di proselitismo, nonché l’espressione di un’inaccettabile sottomissione della donna".
E ancora: "Per il governo e il parlamento Elvetico, lo ricordo, che questo testo era invece eccessivo. C’è chi non lo ha capito e invece di esprimere il proprio dissenso in maniera pacifica ha pensato bene di utilizzare la stazione di Lugano come un ring. Gli scontri con la polizia non si sono fatti attendere. Mi chiedo come mai tra questi facinorosi c’erano anche minorenni: i genitori dove sono? Dov’è la guida che può spiegare a questi pargoli l’agire democratico? Poteva scapparci il morto visto che i manifestanti, molti del Molino (e qui dobbiamo assolutamente sgomberarlo!), hanno pensato bene di spostarsi pericolosamente sul Binario uno. Un plauso alle forze dell’ordine che hanno saputo tenere testa a questo manipolo di gioventù bruciata ticinese".