MENDRISIO – Un sogno che si realizza, ormai all’ultimo anno disponibile per farcela. Martino Pons l’altro giorno ha svolto il ruolo di Gesù nella Processione storica del Giovedì Santo a Mendrisio. Questa è una Pasqua particolare per lui, con ancora addosso le emozioni che ha vissuto.
Le due funzioni hanno fatto il pieno di gente (leggi qui e leggi qui), con la partecipazione anche di politici (leggi qui).
Pons ha 39 anni e si può essere scelti come Gesù sino ai 40. Padre di tre bimbi, aveva inoltrato la domanda già al compimento del primo anno utile, il 33esimo, ma complice la pandemia non era mai stato scelto.
“L’ho saputo a metà marzo”, ci racconta. “Non l’ho detto a nessuno, neppure ai miei famigliari. I miei bambini non lo sapevano. Ho tenuto il segreto”. È infatti tradizione che non si sveli il nome di chi farà il personaggio principale.
“Si soffriva veramente! Si è a piedi scalzi. La croce non è così pesante ma restare per tanto tempo in quella posizione fa maluccio. I primi cento metri, nella sfilata, si è molto concentrati sulla posizione e su quello che si sente, ma poi dopo poco è come essere nel personaggio. Si avverte la posizione scomoda e le urla degli ebrei fanno pensare a cosa ha pensato Gesù. Ti immedesimi nella parte”.
Ha partecipato anche a quella del venerdì?
“No, ero impegnato a occuparmi dei miei bimbi”.
Cosa ricorderà dei giorni precedenti?
“C’era tanta voglia di fare quella parte. Ho sempre partecipato alle Processioni di Mendrisio sin da bambino ma mi mancava il ruolo principale e ci tenevo davvero. Ero sempre preoccupato per la pioggia, ero convinto che ci sarebbe stato un temporale che mi avrebbe costretto a tornare indietro, come l’anno in cui Marco Romano ha fatto Gesù. Quando ho visto che la meteo dava bello, mi sono tranquillizzato. Ho vissuto tanta emozione”.
E il giorno della Processione?
“Mi sono svegliato presto, ero agitato. Durante il giorno ero tranquillo, ho sentito una sensazione forte quando ho parcheggiato l’auto per andare a prepararmi”.
Cosa è per lei questa manifestazione?
“Una tradizione. Da bambino vivevo nella casa dell’Oratorio per cui ho sempre vissuto anche la preparazione dei giorni precedenti, sentivo le trombe e i tamburi, vedevo la gente che provava i vestiti. Da piccolo lo vivi come uno spettacolo, che faceva parte di noi ragazzi del Nucleo storico. Fino ai 20 anni avevo voglia di fare ruoli man mano più importanti, perché tutti gli amici partecipavano. Poi si è andati via per gli studi e si è un po’ persa la passione, che è tornata negli anni, complice forse anche il fatto che ho tre bambini a cui voglio trasmetterla”.
A proposito, cosa hanno detto i bambini?
“Pensavano che andassi a fare il guerriero. Magari a loro sarebbe piaciuto di più… Uno partecipava alla Processione per cui ha visto dopo le foto, il piccolo non credo abbia capito molto mentre mia figlia era emozionata. Le dava fastidio vedere che mi frustavano. Ho mantenuto il segreto con tutti a parte mia moglie. Anche i miei familiari erano convinti facessi il guerriero, se poi hanno in realtà capito non lo saprei…”