MILANO – Evasione di Natale. Potrebbe essere il titolo di una pellicola di un cinepanettone, ma è la realtà e ci riconduce a Milano, nel carcere minorile Cesare Beccare, dove sette detenuti sono riusciti a scappare approfittando dei lavori in corso nel cortile. Dopo aver aperto un varco nella recinzione, hanno scavalcato il muro di cinta dandosi alla fuga. L'evasione di massa è avvenuta ieri, nel giorno di Natale, e due fuggitivi sono già stati ripresi. La notizia è stata resa nota da fonti sindacali e confermata dalla Polizia penitenziaria.
I giovani evasi sono due 18enni, un 19enne e quattro 17enni, tutti dietro le sbarre in custodia cautelare per piccoli reati contro il patrimoni. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si è detto "sconcertato per quanto accaduto". Intanto, dopo aver appreso della notizia dell'evasione, altri detenuti hanno appiccato il fuoco all'interno del cortile in segno di protesta. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno prontamente domato le fiamme. La situazione è presto tornata nella norma, anche se quattro agenti di polizia sono stati trasportati in ospedale per intossicamente. Il reparto del carcere è rimasto, invece, inagibile e privo di luce.
Secondo una prima ricostruzione, i sette avrebbero distratto un agente che li sorvegliava durante l'attività pomeridiana. Avrebbero poi scavalcato il muro. Due di loro sono stati ripresi già in serata, mentre continua la caccia agli altri cinque. Il sospetto è che i sette ragazzi abbiano pianificato la fuga approfittando da un lato della festività e dall'altro del momento di attività interna durante il quale i detenuti erano sorvegliati da un solo agente. Gli investigatori sono coordinati dalla procura per i minorenni, diretta da Ciro Cascone, e dalla procura ordinaria per i tre maggiorenni.
I giovani reclusi scappati sono cinque italiani originari di Milano, un marocchino e un ecuadoriano.Tutti si trovavano al Beccaria sottoposti a provvedimenti di custodia cautelare per reati contro il patrimonio come furti e rapine. Nessuno aveva quindi condanne definitive da scontare, ma alcuni di loro erano già stati protagonisti di intemperanze e disturbi all'interno dell'istituto.