TORINO – "La guerra del gianduiotto" si arricchisce di un nuovo capitolo. Forse più dolce e meno amaro degli altri. Dopo le polemiche degli ultimi giorni, la società Caffarel si è esposta pubblicamente riconoscendo "l'importanza dell'iniziativa del Comitato del Giandujotto di Torino per la riconoscibilità di uno dei prodotti più caratteristici della tradizione dolciaria torinese, introducendo un'indicazione geografica protette".
Caffarel "non si è mai opposta all'IGP e, al contrario, si è sempre impegnata per la ricerca di un accordo di valore". Oggetto del contendere, lo ricordiamo, la ricetta del cioccolatino. Secondo il gruppo svizzero, infatti, sarebbe da inserire l'utilizzo del latte.
"Alla luce del comune obiettivo di tutela del Gianduiotto come eccellenza del Made in Italy nel mondo, - si legge ancora - Caffarel ribadisce che la propria volontà sempre stata quella di identificare un accordo di valore, e auspica che si possa presto giungere a una soluzione comune, che soddisfi tutte le parti coinvolte riguardo alla denominazione dei propri prodotti".
Se l’Unione Europea dovesse infine dare parere positivo alla richiesta, approvando quindi la ricetta proposta come unica “tradizionale”, Lindt e qualsiasi altra azienda potrebbero comunque continuare a produrre gianduiotti con ricette diverse da quella certificata, ma non potrebbero dichiarare l’indicazione “IGP” sui loro prodotti.