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Economia
09.10.2018 - 11:000

Kering, la sinistra si ribella. "Gli amici di Masoni hanno fatto finta di nulla davanti agli allarmi"

Righini: "è questa l'economia che vogliamo?". Mirante: "queste aziende ci fanno credere che siamo fortunati, poi...". L'MPS: "l'avevamo detto"

CADEMPINO – Tiene banco la cura dimagrante del gruppo Kering, che taglia 150 posti in Ticino entro la metà del 2019: insomma, fra pochi mesi. Impiegava 950 persone in tre sedi, Bioggio, Cadempino (dove sono state annunciate le tristi novità) e Sant’Antonino ma ora servono modelli più flessibili.

Quindi, si taglia, fra i collaboratori attivi nelle operazioni di sviluppo prodotti, coordinamento della produzione, supply chain e vendite, che lavorano per i marchi Gucci, Bottega Veneta, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen e Brioni. Va detto che i residenti sono relativamente pochi, una quarantina.

OCST è già attiva sul tema: “Per tutti i collaboratori verrà formalizzata una proposta di trasferimento individuale. È troppo presto per potersi pronunciare sulle condizioni proposte, ma certamente una particolare attenzione dovrà essere riservata ai collaboratori che risiedono in Ticino, per i quali spostarsi in Italia presenta maggiori difficoltà. Per questo spingeremo anche per esplorare le possibilità di trasferimento in altre aziende della Fashion Valley ticinese, visto che in molti casi questa decisione coinvolge personale con buone qualifiche”.

Anche la politica non poteva non farsi sentire. Il PS, in particolare, è partito all’attacco.

“Quante volte bisogna dire che un'economia fondata sui sistemi per evadere il fisco porta aziende che se ne vanno come sono venute?! Lo scorso maggio il Gruppo Kering ha smentito che si stava riorganizzando per portare via le attività dal nostro Cantone in seguito alle inchieste per evasione aperte in Francia e Italia. Gli amici di Marina Masoni hanno fatto finta di niente malgrado l'allarme. E ora? Ora Kering annuncia che cancella 150 posti di lavoro in Ticino. È questa l'economia che vogliamo? La risposta è chiara ed è no”, scrive sui social il presidente Igor Righini.

Preoccupata anche la candidata al Consiglio di Stato Amalia Mirante. "In qualità di leader internazionale nel settore del lusso, il Gruppo Kering evolve continuamente i propri modelli operativi per adottare strutture sempre più moderne e flessibili." Detto in parole semplici: non ci serve più rimanere qui, iniziamo a portare via 150 posti di lavoro e poi si vedrà... Eh sì, che quando queste aziende arrivano da noi ci fanno credere che siamo fortunati. Non è questo lo sviluppo economico che vogliamo per il Cantone Ticino”, conferma a sua volta.

“Noi l’avevamo detto!”: ci piacerebbe tanto esultare così, salvo che la fattura per i 150 posti di lavoro soppressi dalla Luxury Goods International (LGI) a Cadempino (e probabilmente non saranno il soli) finiranno per pagarla, ancora una volta, i dipendenti e migliaia di cittadini presi per il fondelli dal Consiglio di Stato. I veri responsabili di questo disastro programmato, quelli che ci hanno promesso benessere e posti di lavoro grazie agli sgravi fiscali, ancora una volta ne usciranno lindi e puliti. Eppure era già tutto previsto da tempo e il Consiglio di Stato era stato avvisato”, fa sapere il Movimento per il Socialismo in una nota, sostenendo che già da tempo un sito francese aveva parlato del ridimensionamento del gruppo in Ticino.

“Avevamo scritto, nero su bianco, che il sistema di ”ottimizzazione fiscale” in Ticino era ormai al capolinea, ma, come al solito, tutti hanno voltato la faccia dall’altra parte per convenienza, compresi grandi esperti della fiscalità cantonale. Ben presto ci ritroveremo con magazzini che movimentano centinaia di camion sul territorio cantonale, creando più costi di quanto rendono in imposte. E non sarà certo grazie a dipendenti pagati 3’000 franchi lordi che si realizzeranno i prodigiosi introiti fiscali di cui il governo ci ha sempre vantato i meriti.Del “miracolo economico” ticinese rimarrà come emblema un deposito grande come tre campi da calcio in un paese, Sant’Antonino, che in pochi anni ha visto duplicare i beneficiari di assistenza sociale e che il 29 aprile, non a caso, ha bocciato la Riforma fiscale cantone”, conclude amaramente il comunicato, corredato dalla foto di una cintura con la scritta: “altri 150 a tirar la cinghia”.

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