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J-Ax e un veleno chiamato cocaina. "Diventi un tossico e non te ne frega più niente di nessuno"
"A 29 anni mi sentivo vecchio, quindi mi distruggevo", il racconto shock del rapper. "Tira fuori le tue parti peggiori, ti fa tradire chi ami, manda a ritoli carriera e salute"

MILANO – La devastazione della droga, in particolare la cocaina, raccontata da un vip in poche righe. Sono frasi crude, dette con l’intenzione di far capire sia necessario rimanere lontani da certe sostanze prima che abbiano il sopravvento su di te, e questo avviene facilmente.

Qualche giorno fa in rete vidi un meme, venivano contrapposte una donna con la testa rasata ed una che sniffava. Una diceva che stava facendo la chemioterapia per salvarsi la vita, l’altra che si stava uccidendo con la droga. Emblematico di come si possa distruggere una vita in poco.

A parlare della sua esperienza con la cocaina è stato il cantante J-Ax, a Le Iene. "Se mio figlio un giorno mi dicesse che ha provato la cocaina gli direi che è la m---a assoluta, io posso dirlo, perché l'ho scampata per un pelo. Gli racconterei tutto quello che ho dovuto passare per colpa di quella schifezza. La cocaina prende tutte le cose peggiori di te, le parti più insicure, e poi le tira fuori. La cocaina può farti diventare uno st----o rissoso, fa in modo che tu tradisca le persone che ami, manda a rotoli sia la tua carriera che la tua salute: diventi un tossico e non te ne frega più niente di nessuno", le crude parole del rapper.

Due anni fa, raccontò anche un altro episodio su di lui e la cocaina. "Avevo solo 29 anni, ma mi sentivo già anziano, quindi mi distruggevo. Bevevo un cocktail, poi facevo una botta, facevo cose folli in continuazione. Ad un certo punto ero fidanzato con un'ex Miss Italia. Una sera la accompagnai a Salsomaggiore, perché faceva parte della giuria che avrebbe dovuto decretare il nome della nuova Miss. Ma appena arrivato a destinazione mi accorsi di essere rimasto senza bamba. Quindi decisi immediatamente di ripartire per Milano, cosa che feci, guidando come un folle, nella speranza di fare subito scorta per poi tornare. In autostrada però trovai una macchina che mi rallentava. Iniziai a fare i fari, a suonare il clacson, e niente: erano poliziotti. Per fortuna mi fecero solo cantare nella loro radio un mio pezzo per tutta la stradale, poi mi lasciarono libero di andare".

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