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12.10.2015 - 23:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Giovanni Albertini, «Ticino 3.0, un’occasione per tutti»

Il primo firmatario dell’iniziativa e presidente di Ticino&Lavoro commenta il buon esito della raccolta firme. «La polemica è un freno per la politica, noi abbiamo usato uno spirito collaborativo. Liberalizzare gli orari dei negozi? È un dare per avere».

BELLINZONA - La raccolta firme per Ticino 3.0, ovvero per chiedere l'apertura prolungata dei bar sino alle 3 il venerdì e il sabato, è perfettamente riuscita. Era stato annunciato qualche giorno fa in conferenza stampa, ed oggi sono state consegnate alla Cancelleria Cantonale le 8'051 firme. Dietro il successo, che ha visto uniti i movimenti giovanili dei principali partiti, c'è anche la collaborazione di Gastro Ticino e soprattutto quello dell'Associazione Ticino&Lavoro, che ha portato un contributo di ben 3000 firme. «L'idea era di dare una possibilità di guadagnare qualcosa a giovani e disoccupati, e con un post su Facebook e sulla nostra piattaforma ho chiesto chi avesse voglia di farlo»., ci racconta Giovanni Albertini, primo firmatario di Ticino 3.0 e presidente dell'Associazione.E ha funzionato?«Sì, si sono annunciati in molti. Abbiamo scelto i primi 13, consegnando loro un classeur per raccogliere le firme con un mese e mezzo di tempo. Avrebbero guadagnato un franco per firma ottenuta. Ho gestito io il tutto, con aggiornamenti settimanali. Ciò permesso anche a studenti, oltre che a disoccupati, che si sono prestati di guadagnare, ed è stato positivo per l'iniziativa e per sé stessi, che si sono creati contatti e relazioni; chissà mai che qualcuno possa indicare loro un posto di lavoro vacante o dove è richiesto un collaboratore. Non so se vi sono stati sbocchi in tal senso, ma immaginandomi nei loro panni penso che con una raccolta firme si conoscono molte persone, magari normalmente non verrebbe spontaneo parlare con la gente, invece qui devi spiegare, interagire, creare un confronto che per me è un valore aggiunto. Potessi scegliere, ad essere disoccupato, fra stare a casa e aiutare per un'iniziativa come la nostra, sceglierei la seconda, permette di uscire, di sentirsi utili».Contento del risultato raggiunto?«È stato un lavoro intenso, con le firme da controllare e da smistare, e le 8'051 non sono ancora tutte. Abbiamo raggiunto l'obiettivo, è un bel segnale che i ticinesi hanno voglia di cambiare. Finalmente si è avvertita una coesione politica: di solito, quando uno dice qualcosa un altro di un partito diverso lo attacca, molte volte per farsi vedere, e questa polemica è spesso un freno. Invece noi giovani abbiamo agito tutti insieme, e siamo tutti felici, con uno spirito costruttivo e collaborativo che ci verrà buono per il futuro».Aperture prolungate potrebbero portare a maggiori posti di lavoro, oppure il personale della ristorazione dovrebbe lavorare più ore?«I dipendenti devono essere tutelati, siamo in prima linea anche come Ticino&Lavoro riguardo l'etica dei datori di lavoro. Abbiamo sentito diversi esercenti e sono contenti della nostra iniziativa, si sono detti anche disposti a pagare di più le ore notturne. Essendo una possibilità e non un obbligo, potrebbero sfruttare l'apertura prolungata di più in estate, impiegando degli studenti: ovviamente potranno non far svolgere il turno fra la 1 e le 3 a una mamma ma scegliere un giovane. C'è comunque un contratto collettivo che protegge i lavoratori, e dà la possibilità di impiegare più gente, anche ad ore».In quest'ottica, è favorevole anche a liberalizzare gli orari dei negozi?«Sì, anche per i turisti. Qui a mio avviso è un dare per avere: non c'è un contratto collettivo, dunque se i datori di lavoro tutelano i dipendenti e non li sfruttano, meritano che gli orari siano liberalizzati, con vantaggi per tutti, altrimenti vuol dire che va bene così. Più indotto vuol dire poter dare lavoro a più persone».
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