Politica
23.10.2015 - 09:430
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
La mafia si rafforza e fa paura: il Ticino cosa fa?
Il PLR ha inoltrato un'interrogazione sul maggior radicamento della 'ndrangheta calabrese in Svizzera. Ci sono casi accertati? Si può operare un controllo sull'apertura dei locali? E la collaborazione con l'Italia è ottimale?
BELLINZONA - La mafia calabrese è sempre più presente in Svizzera, e i dati fanno paura al PLR, che ha presentato in merito un'interrogazione al Consiglio di Stato, con primi firmatari
Natalia Ferrara Micocci e
Paolo Pagnamenta, per capire se il fenomeno è monitorato e come lo si può prevenire.
Nel rapporto annuale del 2014 dell'Ufficio federale di polizia, era emerso chiaramente come la 'ndrangheta si sia infiltrata ormai nel nostro paese. A molti colpì il filmato, diffuso dalle autorità italiane, della riunione di una cellula dell'organizzazione mafiosa tenutasi nella Svizzera Orientale, prova certe dell'esistenza di un radicamento. Inoltre, due persone della propaggine svizzera sono state arrestate, e 16 residenti in Svizzera sono indagate, mentre un membro del clan Fabrizia è stato arrestato in Svizzera.
In più, l'esperto di mafie Nicola Grattieri, in una recente visita a Lugano, ha spiegato come sarebbero attive in Svizzera un'altra ventina di cellule della “‘ndrangheta” calabrese. Il fenomeno è purtroppo in continua ascesa.
«La presenza di organizzazioni mafiose sul nostro territorio minaccia la sicurezza della vita quotidiana attraverso attività illecite ed occulte con lo spaccio di droga, furti, rapine, sequestri ed estorsioni, di grave pregiudizio per il libero mercato e mettendo a repentaglio l’indipendenza delle istituzioni dello Stato di diritto. Il Canton Ticino, a causa della vicinanza con la Repubblica Italiana e ad un codice penale purtroppo non più al passo con i tempi, è diventato una sorta di isola felice per questo genere di attività che vanno tempestivamente ed efficacemente combattute e stroncate», si legge nel testo dei due deputati liberali, che pertanto rivolgono una serie di domande al Consiglio di Stato.
«La presenza di organizzazioni mafiose in Ticino rappresenta, stando a quanto a conoscenza del nostro Governo, una realtà concreta e preoccupante oppure si limita a situazioni isolate che non incidono nei nostri meccanismi istituzionali?». In merito, si chiede se è stata effettuata una mappatura del fenomeno mafioso, e se esistono "locali di 'ndrangheta" in Ticino.
«La nostra Polizia cantonale dispone dei necessari strumenti legislativi e della indispensabile capacità di azione per contrastare questi fenomeni?», prosegue l'interrogazione. «In questo contesto si ritiene di dover anche attuare una prevenzione indiretta ad esempio nell’ambito della concessione di permessi, dell’apertura di nuove attività, il monitoraggio di fallimenti o di transazioni nel settore immobiliare?».
Per quanto concerne i casi già accertati, esistono «estorsioni consumate sul nostro territorio e se sì, quanti ne verrebbero denunciati da aziende, ristoratori, commercianti e vittime singole in generale?»
A livello di giustizia, si domanda «quando sarà nominato il nuovo procuratore federale in modo da rendere operativo ed efficiente il Ministero Pubblico della Confederazione con sede a Lugano?". E infine se «il Consiglio di Stato ritiene efficace la collaborazione tra il Ministero Pubblico cantonale e quello federale».