Politica
11.11.2015 - 13:250
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
«Macché frontalieri», l’economista Angelo Rossi controcorrente
Sembrano aver contribuito a far diminuire il tasso di disoccupazione, «ma questa ostilità ai frontalieri non si può spiegare con ragioni economiche»
BELLINZONA - «Molte volte una cosa può apparire più complicata di quello che effettivamente è, perché non si vuole cambiare il punto d’osservazione». A scendere in campo sulla polemica attorno al famigerato studio dell’IRE è l’economista
Angelo Rossi, già direttore della Supsi, in un interessante contributo pubblicato sul settimanale Azione. «Personalmente reputo che questa affermazione sia valida anche nei confronti del contestato rapporto tra evoluzione della disoccupazione e aumento del contingente di frontalieri in Ticino. Eccone la prova. Se invece di chiederci se esiste un rapporto tra disoccupazione e frontalieri ci chiedessimo quali siano i fattori che determinano la disoccupazione in Ticino, che cosa troveremmo?».
Un nuovo punto di vista, che porta a definire tre aspetti. « In primo luogo che il tasso di disoccupazione ticinese di oggi è molto inferiore a quello che vigeva prima dell’introduzione della libera circolazione (2001). In secondo luogo che esiste, come ci si poteva attendere, una correlazione negativa tra crescita dell’economia regionale e disoccupazione. Questo significa che quando il tasso di crescita del Pil ticinese è elevato, il tasso di disoccupazione è basso e viceversa. Con una eccezione: il periodo 2004-2007 durante il quale il tasso di crescita fu elevato e la disoccupazione pure. In terzo luogo che il tasso di disoccupazione ticinese, di regola, è più elevato di quello medio svizzero».
In poche parole «la disoccupazione in Ticino segue l’andamento della congiuntura nazionale. I suoi alti e i suoi bassi non sono diversi da quelli che si registrano a livello nazionale. L’unica differenza con la media svizzera è data dal fatto che in Ticino il tasso di disoccupazione è, in media, di un 1% più elevato che a livello nazionale. Ma è chiaro perché, direbbero i sostenitori della tesi che la disoccupazione è legata al crescere del frontalierato: è perché in Ticino si occupano troppi frontalieri».
Secondo Rossi per giudicare la fondatezza di questa tesi «basterebbe allora confrontare l’evoluzione della disoccupazione in Ticino con quella di un cantone che occupa pure un numero elevato di frontalieri, per esempio il canton Basilea-città. Se fossero i frontalieri a gonfiare la disoccupazione dovremmo trovare anche nel caso di Basilea-città un tasso di disoccupazione superiore alla media. E invece non è così. Abbiamo esaminato i valori del tasso di disoccupazione dei due cantoni nel periodo 1994-2013 e abbiamo riscontrato che gli stessi differiscono in media di un 1,1%. In altri termini, il tasso di disoccupazione del Ticino è in media sempre superiore al tasso di disoccupazione di Basilea-città di un 1,1%. Questo significa che la disoccupazione di Basilea-città è in generale leggermente inferiore alla media nazionale».
Rossi continua, «nel periodo precedente l’introduzione della libera circolazione, ossia dal 1994 al 2000, il tasso medio di disoccupazione del Ticino era addirittura di un 2% superiore a quello di Basilea-città. Dal 2001 al 2013, la differenza si è ridotta a 0,67%. Volessimo cercare di spiegare perché il tasso di disoccupazione ticinese è sempre superiore a quello basilese non andremmo di certo a prendere un fattore come i frontalieri, perché questi sono numerosi in Ticino come a Basilea-città. Guarderemmo piuttosto alle differenze di struttura delle due economie regionali. Due rami molto importanti dell’economia ticinese come l’edilizia e il turismo sono purtroppo condizionati da un’attività stagionale. Nei mesi invernali la loro attività si riduce di molto e il numero degli occupati altrettanto. Il cattivo tempo come fattore determinante della disoccupazione è molto più importante in Ticino che a Basilea-città. Molto probabilmente questo fattore basterebbe a spiegare le differenze nel tasso di disoccupazione tra i due cantoni».
E i frontalieri, quindi? «I frontalieri ci sono in Ticino come a Basilea-città. In Ticino come a Basilea-città sembrano aver contribuito a far diminuire il tasso di disoccupazione, almeno rispetto ai valori che aveva raggiunto nella seconda metà degli anni Novanta dello scorso secolo. A Basilea città sono in generale benvenuti e non si vorrebbe mai farne a meno. In Ticino no: ma questa ostilità ai frontalieri non si può spiegare con ragioni economiche».