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01.12.2015 - 10:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Legge anti-burqa, ci sarà un ricorso: «messi in discussione 150 anni di libertà personale»

La nuova legge «lede alla libertà personale, perché permette agli altri di farsi i fatti tuoi, è sproporzionata e non tiene conto delle eccezioni, e non parla esplicitamente di burqa»

BELLINZONA - Il socialista Filippo Contarini ha preannunciato tramite il suo blog la volontà di presentare un ricorso al Tribunale federale contro la nuova legge "anti-burqa", varata settimana scorsa dal Gran Consiglio a larghissima maggioranza. Lo ricordiamo, si tratta di una legge d'applicazione del principio costituzionale votato dal popolo nel 2013. Ma Contarini interporrà ugualmente un ricorso, che definisce politico, giuridico ed anche educativo. Tre i punti fondamentali delle argomentazioni del ricorso. Il primo riguarda il fatto che la legge lederebbe alla libertà personale. «La nostra epoca vive un’espansione incredibile dei poteri di controllo della polizia sui cittadini, spinta da un circo mediatico che crea sempre più paura. Basta poco, una scusa, un velo islamico (che in Ticino nessuno porta tranne le turiste), per inchiodare la libertà di tutta la società», si legge. Contarini enumera alcuni esempi: non si potrebbe più girare con una maschera, usarne una antigas se si manifesta contro l'inquinamento, coprirsi il volto con sciarpa e cuffia a manifestazioni politiche o semplicemente per non essere ripresi dalle telecamere, per esempio, da una banca. «La libertà una volta significava potersi fare i fatti propri. Oggi invece la libertà è il dovere di permettere agli altri di farsi i fatti tuoi». Come secondo punto, Contarini parla di eccezioni e di una legge a suo dire sproporzionata. «Facciamo un esempio banale di cosa è stato dimenticato: cosa succede se mi travesto da cima a fondo nel periodo di carnevale, voglio camminare per strada travestito, ma non voglio andare a una manifestazione di carnevale? La legge parla di manifestazioni, non di periodi». Oppure, se qualcuno desidera partecipare ad una manifestazione politica ma non si vuol far vedere per timori verso il datore di lavoro. «Tutti condannati, anche se non fanno violenze, solo perché non vogliono essere schedati», riassume Contarini. La terza contestazione è quella che la legge è volta a colpire il burqa ma esso non viene citato esplicitamente. «I parlamentari hanno deciso di usare la via della legge camuffata mettendo in crisi il nostro sistema liberale intero. Viene quasi da dirsi: non bisognerebbe prima di tutto vietare il velo a questa legge, e condannare i nostri parlamentari per averla velata?». Contarini, infine, ritiene addirittura che questa legge questa legge «non interpreta il diritto federale in modo liberale. Mette in discussione 150 anni di storia di libertà individuali, che proprio i nostri Franscini, Battaglini e poi Manzoni contribuirono a creare».
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