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23.12.2015 - 17:030
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Accordo sui frontalieri, Lega perplessa. E rilancia: «subito il blocco dei ristorni»

Da Via Monte Boglia molte le perplessità nei confronti dell’accordo parafato ieri fra i negoziatori elvetici ed italiani

LUGANO - «Grande perplessità». Con queste parole la Lega dei Ticinesi prende atto dell’accordo raggiunto ieri fra Svizzera e Italia. «Non si vede in cosa tale accordo si distinguerebbe dalle condizioni, insoddisfacenti, già note da parecchi mesi», si legge nella nota. Sul fronte fiscale «i vantaggi per l’erario ticinese appaiono minimi se non addirittura inesistenti o negativi, soprattutto in considerazione del futuro incerto della decisione del Gran Consiglio di portare al 100% il moltiplicatore comunale per i frontalieri». Mentre l’aumento della pressione fiscale a carico dei frontalieri viene giudicato «assai nuboloso, in particolare per quanto attiene alla tempistica. È infatti notorio, e ribadito anche dall’Italia, che da parte della Penisola non c’è interesse politico – per quanto l’interesse economico ci sarebbe eccome – a concretizzare detto aumento in tempi ragionevoli (chi aumenta le imposte ai frontalieri ne risente poi pesantemente a livello elettorale)». «L’accordo non risolve inoltre la questione delle black list italiane illegali, che rimangono in vigore, nonostante le fumose promesse di questi giorni da parte del governo italiano. Irrisolta anche la questione dell’accesso degli operatori svizzeri al mercato finanziario della Penisola», aggiunge il coordinatore della Lega, Attilio Bignasca. «Contempla, per contro, un’inaccettabile clausola ghigliottina italiana in merito all’applicazione del voto del 9 febbraio da parte della Svizzera: essendo manifesto che l’Italia non ha, né può pretendere di avere, alcuna voce in capitolo, tale ingerenza va respinta immediatamente al mittente». «Intanto è notizia di oggi che anche l’Italia, come ha fatto la Francia, potrebbe chiedere alle imprese ticinesi che assumono frontalieri di versare i contributi sociali alle casse di Roma applicando le aliquote italiane», continua il comunicato. «Un ennesimo furto alle casse delle ditte ticinesi già martoriate dalla crisi e dalla concorrenza sleale dei padroncini italiani». La Lega dei Ticinesi reputa quindi che l’accordo proposto vada respinto, invitando il Consiglio di Stato «a decidere fin da subito il blocco dei ristorni dei frontalieri a tempo indeterminato, fino a quando non verrà raggiunto un accordo con l’Italia che tenga in considerazione anche gli interessi - legittimi - del nostro Cantone, ciò che attualmente è a dir poco dubbio». Per Via Monte Boglia «un’accettazione a livello politico federale dell’accordo che si prospetta ora sarebbe peraltro l’ennesima dimostrazione che il mantra bernese dell’attenzione nei confronti del Ticino è l’equivalente delle dichiarazioni italiane sul trasporto pubblico: ossia un fumogeno».
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