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28.01.2016 - 09:190
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Gli orari di apertura dei negozi, il Ccl e l'invito alla Federcommercio

Il Consiglio di Stato (tranne Bertoli) invita a votare sì. UNIA è contraria, e attacca l'abbinamento contratto/legge. Per OCST è un nì, e attacca Federcommercio e il suo «silenzio ipocrita»

BELLINZONA - Gli orari di apertura dei negozi sono un tema che, da sempre, fa discutere, fra chi vorrebbe aperture più lunghe e flessibili per potersi dedicare con calma agli acquisti e chi, per contro, si oppone in difesa dei lavoratori del settore. Il 28 febbraio si andrà alle urne. In votazione il prolungamento di mezz'ora delle aperture (fino alle 19 dal lunedì al venerdì, il giovedì sempre fino alle 21 e il sabato fino alle 18.30),fissare a tre le aperture generalizzate nel periodo pre natalizio e semplificare le richieste di deroghe. Il Consiglio di Stato ritiene si debba votare sì. «Il prolungamento delle aperture è moderato, non si tratta di uno stravolgimento», ha sottolineato il capo del DFE Christian Vitta, sottolineando come l'attuale legge risalga ormai al 1968. Il settore del commercio al dettaglio è in difficoltà, e questo adeguamento alle norme «non risolverà tutte le difficoltà del settore, ma contribuirà a migliorare il contesto, con una legge più adatta al contesto, in grado di rispondere alle sfide del futuro e ai cambiamenti delle abitudini dei consumatori». Gobbi dal canto suo fa notare come le esigenze oggi siano cambiate. Consiglio di Stato unanime, dunque? Manuele Bertoli ha precisato sul Corriere del Ticino che la sua opinione non è stata chiesta, poiché «il messaggio governativo era stato licenziato tre settimane prima delle elezioni cantonali del 2011, quando dal Parlamento sono entrato in Consiglio di Stato. Non mi è mai stato chiesto di esprimermi, d’altronde non è che ci fosse dietro una decisione del Consiglio di Stato». Ad ogni modo, si dice contrario: maggioranza e non unanimità, quindi. D'accordo con Bertoli il sindacato UNIA, che si è definita «sorpresa per l’unanimità (che come appurato è una maggioranza, ndr) con cui l’esecutivo comunica il suo sostegno ad una legge che i lavoratori e le lavoratrici del settore riuniti nel comitato di campagna “Non siamo in vendita!” hanno già giudicato come inutile e dannosa, per loro come per il settore economico intero e il territorio ticinese tutto». La legge, e in particolare le aperture domenicali, rappresenterebbe un peggioramento del quadro legale per i lavoratori. «Chi continua a vantare il merito di una legge che permetterebbe di portare alla firma di un contratto collettivo di lavoro (Ccl) nel settore o presta il fianco a questa tesi mente sapendo di mentire. Le analisi giuridiche ordinate dall’autorità cantonale al momento del dibattito parlamentare confermano che dal punto di vista legale non è possibile vincolare l’entrata in vigore di una legge alla sottoscrizione di un Contratto collettivo. Va inoltre sottolineato come la funzione dei Ccl sia quella di tutelare e rafforzare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e non di codificare dei peggioramenti delle condizioni per il personale come quelli previsti dalla legge in oggetto», ammonisce il comunicato. Sul Ccl insiste anche OCST, sottolineando come la legge entrerà in vigore solo se il contratto sarà firmato e esprime la sua sorpresa per «la perseveranza della Federcommercio nel non aver mai comunicato la propria disponibilità ad avviare le trattative con le organizzazioni sindacali», che anzi con alcuni suoi aderenti ha definito l'abbinamento legge/contratto un ricatto e una di spada di Damocle. Tre i punti fondamentali per il sindacato, che non ha ancora deciso che posizione prendere sulla legge: l'orientamento prevalente ne chiede la bocciatura. «La mezz’ora in più giornaliera non stravolge il commercio, ne dal punto di vista di chi organizza il lavoro e di chi il lavoro lo effettua. La frammentazione del tempo di lavoro (personale chiamato sul posto di lavoro solo quando vi è una concreta necessità), fonte di grande preoccupazione di OCST, può essere circoscritta unicamente con un Ccl. L’introduzione di una Commissione consultiva sulle deroghe conferisce maggiori garanzie di condivisione in merito alle deroghe per aperture straordinarie». L'invito, rivolto alla Federcommerccio, è di «uscire dal silenzio ipocrita di chi, subdolamente, pretende di sdoganare oggi il messaggio “orari più liberi” e riservarsi domani di utilizzare le vie legali per annullare l’aggancio al CCL».
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