Politica
28.02.2016 - 15:290
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
I sindacati litigano. OCST, «ora il CCL». UNIA, «campagna a favore della grande distribuzione»
Passa la legge sulle aperture. OCST responsabilizza i commercianti, «è tutto è nelle vostre mani», UNIA lo attacca: «comportamento incomprensibile»
BELLINZONA - I negozi potranno tenere aperto, se lo vorranno, sino alle 19. È ciò che è uscito dalle urne, dove il popolo ticinese ha detto sì alla nuova legge sull'apertura dei negozi. La campagna era stata caratterizzata anche dallo scontro fra due sindacati, trovatasi dalla parte opposta: l'OCST a favore del sì, UNIA contrario. I comunicati di entrambi arrivano esattamente allo stesso momento in redazione.
Per OCST, gli orari di apertura «hanno ostacolato la ricerca di consenso e di intese. Il popolo ticinese ha deciso in modo netto di seguire la linea tracciata dal Parlamento: un prolungamento degli orari di apertura subordinato ad un Contratto Collettivo di Lavoro valido per tutto il settore».
Quella del CCL è una questione fondamentale: solo con esso «sostenuto da un partenariato sociale forte e credibile, è dunque possibile dare una concreta sterzata a situazioni di precariato occupazionale», caratterizzato «da ripetuti e gravi abusi salariali riscontrati, così come dall’inqualificabile frammentazione dei tempi di lavoro, che si concretizza attraverso i contratti su chiamata, i tempi parziali gestiti à la carte e gli orari di lavoro spezzettati».
«Grazie ad un emendamento dei deputati cristiano-sociali in Gran Consiglio, i nuovi orari di apertura dei negozi entreranno in vigore solo con la firma di un CCL», sottolinea OCST, che responsabilizza i commercianti e vuole un «tavolo delle trattative, senza ostruzionismo ed egoismo consumistico, per concertare con i sindacati una soluzione contrattuale degna di questo nome. Il personale di vendita, i consumatori, il Parlamento e, non certamente da ultimo, il Popolo ticinese pretendono ora dai commercianti un comportamento responsabile, attivo e conseguente per non rendere inutile il voto di oggi. Il fallimento o la riuscita della soluzione legislativa adottata oggi è interamente nella mani dei commercianti: in assenza di un CCL, la Legge votata oggi non entrerà in vigore».
Per contro, UNIA si dice soddisfatta che il 40% dei ticinesi «non condivide il processo di liberalizzazione e deregolamentazione nel settore della vendita, il che dovrà indurre la politica alla prudenza, sia a livello cantonale sia a livello federale» ma attacca duramente OCST che «invece di schierarsi dalla parte del personale, ha condotto una campagna a sostegno della legge e dunque degli interessi della grande distribuzione. Un comportamento incomprensibile per il quale dovrà assumersi tutte le sue responsabilità davanti alle lavoratrici e ai lavoratori che in futuro dovranno fare i conti con giornate di lavoro ancora più pesanti e con un aumento del lavoro festivo e domenicale».
Dal canto suo, UNIA proseguirà la battaglia contro ulteriori prolungamenti degli orari di lavoro. Sul CCL, chiede un confronto serio, «tenuto conto della situazione difficile in cui versa il settore (testimoniata dai numerosissimi casi di dumping) e della preoccupazione espressa oggi da 4 ticinesi su 10 per le condizioni di lavoro delle venditrici e dei venditori, sarebbe incomprensibile e inaccettabile lavorare a un CCL che abbia come unico obiettivo quello di garantire una rapida entrata in vigore della legge senza dare risposte ai problemi e alle preoccupazioni del personale». Infine, si augura che il voto di oggi sia un monito serio a livello federale, dove domani i Consigliere Nazionali dovranno esprimersi Legge federale sugli orari di apertura dei negozi che mira a estendere le aperture ben oltre gli orari che erano contenuti nella legge approvata dai ticinesi.