Politica
22.03.2016 - 11:330
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Ducry a gamba tesa sul diritto al suicidio, «le persone non si divertono a morire, lo scriva!»
Il deputato PS è durissimo sul tema del suicidio assistito. «Non accetto si contesti il principio. Lega e Destra parlano sempre di libertà, ed ora?» E non esclude un'iniziativa popolare
BELLINZONA - Un tema delicato, che fa paura. «È difficile parlarne, ma la morte arriva, nessuno è immortale, almeno nella vita terrena», ammette Jacques Ducry, uno dei più convinti sostenitori del diritto al suicidio, anche nelle strutture ospedaliere. Presume che l'iniziativa di Delcò Petralli - in discussione oggi in Gran Consiglio - non passerà ma non per questo ha intenzione di lasciar cadere il discorso nell'oblio.
«Il gruppo PS è compatto sul principio, a parte un paio di esponenti che hanno perplessità sui dettagli operativi. Contesto totalmente il rapporto Morisoli-Ghisla, perché parte da una visione del mondo, delle cose, della vita e della morte molto diversa dalla mia. Rispetto l'approccio, vige la libertà di opinione e di coscienza, ma mi oppongo totalmente all'idea che una persona non possa, previo accertamento sulla sua lucidità, sui certificati medici e su ciò che è prescritto dalla legge, scegliere se vivere o morire. Da quei banchi del Parlamento, in particolare Destra e Lega (il PPD ha una visione un po' diversa), dove la libertà viene inneggiata ogni piè sospinto».
Lei pone anche diverse domande a cui non ha ottenuto risposta.«Se una persona vuole suicidarsi e non ci riesce, viene messo in carcere? Cosa facciamo con le interruzioni di gravidanza votate dal popolo, applicate nelle strutture sanitarie? Cosa si può dire del fatto che il Ministero pubblico, pur aprendo d'ufficio sempre un incarto penale, non ha mai condannato nessuno nell'ambito della dolce morte, pur facendo accertamenti molto seri? Che dire del concetto di dignità personale, che è profondamente violato, basti pensare alle tragedie psico fisiche di persone che vivono in stati vegetativi e sono corrosi dal tumore pur essendo lucidi? Questo significa espiare il peccato originale, e io non ci sto. Io e gli altri parlamentari siamo fortunati, ma ci sono persone che veramente soffrono, come quelle vicino a loro, e non si vuol dar loro il diritto di assumere un veleno medicalmente prescritto. È crudeltà, la religione non può ammettere che le persone soffrano, abbiamo un Papa molto progressista e non l'ho mai sentito dire che bisogna soffrire per dedicare la propria anima, non so a chi. Trovo sia vergognoso strumentalizzare questo fatto farcendo gli argomenti di strisciante pressione morale sulle persone e sui credenti».
L'impressione è che molti abbiano scambiato l'iniziativa, che è precisa, per una discussione sul principio generale.«Si vogliono far passare dei dettagli operativi in un discorso sul principio in generale, basta leggere il rapporto Morisoli-Ghisla. Contestano il suicidio assistito tout court: siano intellettualmente onesti, chiedo solo quello. Sono contrari e rispetto, ma non mascheriamo il proprio modo di pensare dietro argomenti concreti di attuazione».
A suo avviso, permettere di accogliere la dolce morte nelle strutture ospedaliere farà aumentare il numero di chi vi farà ricorso?«Non penso proprio che avrà questo effetto. È il loro spauracchio demagogico, ma le persone non si divertono a morire, lo scriva! È un argomento vergognoso, chiunque è legato alla vita, ma se qualcuno ritiene che le condizioni fisiche non permettono più un'esistenza dignitosa, e la dignità fa parte della costituzione cantonale, ha diritto di decidere. Non ci sarà la mattanza, con quelli di Exit e Dignitas che corrono con le fialette di veleno, scherziamo? Questo vuol dire ritenere l'umano fragile, e dunque a cosa deve riferirsi? Secondo loro alla religione, e questo è imposto da 2016 anni e oltre da altri credi, e non lo accetto».
Cosa vorrebbe dire poter estendere il suicidio assistito alle strutture ospedaliere, in particolare le case per anziani?«È una possibilità, non un obbligo, da dare a chi non ha una struttura per suicidarsi in modo assistito di farlo dove vive, come le case anziani. Perché chi ha una casa è privilegiato? È profondamente ingiusto e viola il principio dell'uguaglianza, calcolando che già sono penalizzate non potendo vivere a casa loro. E col suicidio assistito non si fa del male a nessuno».
Si dice convinto che l'iniziativa non passerà, è disposto a lanciare un'iniziativa popolare?«Non passerà, ma non importa. Lotterò fino alla morte perché la libertà e l'autodeterminazione sui temi di etica non vengano inquinati da approcci religiosi. Non escluso un'iniziativa popolare, il paese deve discutere e non mettere la testa sotto la sabbia, sia cittadini che politici».